È una sfida a distanza, una drum battle immaginaria tra due giganti, questa che infiamma un tranquillo pomeriggio romano di metà autunno (anche se per il trio di Pete Roth è previsto anche un secondo set serale). Da un lato troviamo Peter Erskine, classe 1954, dall’altro Bill Bruford, più anziano di cinque anni. I due palchi sono distanti svariati chilometri e, senza il dono dell’ubiquità, nessuno potrà vederli esibirsi in contemporanea.
Ecco quindi che nella Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica, per il Roma Jazz festival, arriva Peter Erskine, batterista simbolo della fusion, con un passato che lo vede nei Weather Report e negli Steps Ahead. Ma anche infinite collaborazioni, da .John Abercrombie a Gary Burton, da Al Di Meola a Jaco Pastorius ed una fitta attività come band leader fin dall’esordio con l’album a suo nome del 1982. Nell’estate del 2023 ha suonato alla Casa del Jazz con un suo quartetto formato da George Garzone, Alan Pasqua e Derek Holes, mentre oggi lo vedremo esibirsi con la Dr. Um Band, formazione attiva da un decennio – due dischi in studio ed un “live in Italy” – che accanto a Erskine presenta John Beasley al pianoforte, Bob Sheppard al sax e Matthew Garrison al basso, con l’aggiunta per l’occasione di Mike Mainieri al vibrafono, già con Erskine negli Steps Ahead.
Quello che possiamo invece ammirare alla Casa del Jazz è un trio britannico che, sia pure affidato alla regia di Pete Roth, è di fatto una celebrazione di Bill Bruford. Chitarrista di origine tedesca, Roth è stato allievo di Bruford e road manager degli Earthworks, band fondata dal batterista nel 1986. Nome di punta della scena progressive inglese fin dai primissimi settanta, Bill Bruford ha suonato con Yes e King Crimson, per poi dedicarsi in massima parte al jazz. Nel 2009 ha abbandonato le scene, per poi tornare ad esibirsi dal vivo nel 2022 proprio con il Pete Roth Trio, accompagnato da Mike Pratt al basso elettrico. Fra standard irriconoscibili, composizioni di Roth e la reinterpretazione della Sinfonia n. 9 “Dal Nuovo Mondo” di Antonín Dvořák, quello di Pete Roth non è di certo il più classico trio jazz.
Written by Carlo Cimmino