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Fri 17.06 2016 – Sat 18.06 2016

Saturnalia Festival

Where

Macao
Viale Molise 68, 20137 Milano

When

Friday 17 June 2016 – Saturday 18 June 2016
H 18:00

How much

€ 5

Foto di Bianca Sara Scanderebech

Questo non è un messaggio promozionale per l’ennesimo evento musicale. Questo è un messaggio sonico a satelliti unificati che ricopre la massa della Terra e ha il suo epicentro a Milano Est. È una chiamata alle danze, alla celebrazione della propria persona in mezzo agli altri, al riscatto esistenziale, all’unione cosmica tra lo spazio che ci circonda e il tempo che corre, alla conoscenza e alla scoperta dell’espressione orgiastica dei suoni della musica, mischiati al vociare delle persone, interrotto dal rumore dei bicchieri di plastica schiacciati al suolo e dallo sbattere di porte dei posti che nella nostra testa si aprono e si chiudono, lasciando quell’attimo per entrare a partecipare, o uscire, se vuoi andare. Un rito, quello dei Saturnali, in cui tempo fa, in dimensioni remote e auree, esseri umani celebravano Saturno come sovrano dell’Età dell’Oro, sovvertendo per una settimana l’ordine sociale: i nobili al pari della plebe e gli schiavi persone libere. Libere come le persone che popolano Macao, culla di qualcosa di unico che sta accadendo ora, proprio a Milano. Vieni a vedere, a portare in dono i tuoi pensieri, in un rash esperenziale di due giorni in cui ascolterai la musica di cui parlerai ancora nei prossimi due anni. Ti ricorderai di quella volta in cui hai sentito il ragga metallurgico di The Bug, accompagnato al mic da Miss Red, o il doomcore esotico di Nkisi o i bassi sgrammaticati di Alex Coulton, passando per l’ebm acida di Alessandro Adriani o la gabber rallentata di Simbiosi. Potrai perderti tra i vortici techno di Article Correction e ritrovare i tuoi amici su una duna di Giza e goderti con loro la vista dei paesaggi elettronici dell’egiziano Zuli. Se avrai sete, potrai bagnarti con la pioggia di modulari di Bronze Teeth o dal groove lo-fi di Rezzett. Prima, durante e dopo, in ordine alfabetico: Exoteric Content, Les Enerves, MCMXC, Minimal Afrika, MXLX, N.M.O., Okee Ru, Petit Singe, Sammartano e più. Entra!

Jacopo Panfili

PROGRAMMA

VENERDì 17
dalle 18 alle 4:00

Garden
Petit Singe
NMO
Rezzett
MXCMXC

SABATO 18
dalle 18:00 alle 12:00

Hall
MXLX
The Bug & Miss Red present. Acid Ragga
Simbiosi
Nkisi
Alex Coulton

Temple
Les Enerves
Article Collection
Exoteric Continent
Bronze Teeth
Alessandro Adriani
Red Army Fracture

Garden
Zweikommasieben
Sammartano
Zuli
Minimal Afrika
Zweikommasieben
Okee Ru

saturnalia2

In occasione di Dance Affliction, lo scorso dicembre avevamo dedicato una lunga intervista a Macao e in particolare all’attività del Tavolo Suono. Saturnalia, che a oggi è “il” festival musicale di Macao, era stato più volte menzionato, ma meritava un ulteriore approfondimento. Abbiamo rivolto qualche domanda in merito al Tavolo Suono, che ci ha risposto attraverso le parole di Francesco Birsa Alessandri.

ZERO: Saturnalia è uno degli appuntamenti più importanti nel corso dell’anno per Macao e nell’intervista menzionavi il primo Saturnalia come uno dei momenti “chiave”, per l’evoluzione, diciamo così, dell’attività del Tavolo Suono. Ti va di entrare un po’ più nello specifico di quel primo evento, raccontando il prima e il dopo, quindi come vi eravate approcciati voi, che idea magari embrionale avevate di questo festival e di cosa è successo dopo, cosa è cambiato?
FRANCESCO BIRSA ALESSANDRI: Ripensando al primo Saturnalia mi sorprendo anzitutto di quanto siamo cresciuti – e lo intendo in senso organizzativo e produttivo. L’impegno che abbiamo messo in questi due anni ci ha fatto imparare non tanto a muovere numeri o artisti più grandi, quanto ad avvicinarci sempre di più a quello che ci immaginavamo fin dall’inizio. In campo musicale, Macao adesso è sia un nome riconosciuto sia un’anomalia, perché continuiamo a stare ai margini dalle dinamiche di mercato della musica indipendente, ma mi pare stiamo diventando comunque un punto di passaggio artisticamente molto frequentato e apprezzato. Il primo festival è stato l’embrione di tutto questo, qualcosa di decisamente spontaneo e anche abbastanza ingenuo, messo su con pochi mezzi e una consapevolezza che si doveva ancora formare, ma che già iniziava a manifestarsi attraverso la semplice urgenza. Inizialmente non eravamo nemmeno troppo sicuri che avrebbe avuto un seguito, non c’era l’idea di continuare con una ricerca e una programmazione continua. La line up della prima edizione era fatta di soli artisti italiani, un po’ perché ancora non pensavamo di avere i mezzi per sconfinare, un po’ perché ci interessava soprattutto radunare un po’ di gente italiana, incontrarci e guardarci tutti in faccia per la prima volta, condividere qualcosa. Da lì in poi siamo passati a fare la stessa cosa anche con artisti che non vivono in Italia.

Le varie edizioni di Saturnalia sono un po’ una summa dell’attività del Tavolo Suono – e della sua evoluzione/trasformazione – nel corso dell’anno. Mi sembra una delle chiavi di lettura fondamentali del festival: in fase di progettazione di ogni edizione, o se vuoi anche in senso più generico, in che modo Saturnalia è un “contenitore” delle varie anime del Tavolo Suono? Come vengono tracciati e quali sono, anche in termini più specifici, i percorsi musicali che vanno a sommarsi durante il festival?
Beh, è un contenitore anzitutto perché tutti i membri del tavolo partecipano alla costruzione della line up, proponendo e discutendo i vari nomi da coinvolgere. Come avevo spiegato l’altra volta, il Tavolo Suono è composto da diverse crew che organizzano cose diverse, spesso anche con intenti leggermente diversi, ma ci sono anche molti membri che non fanno parte di nessuna di queste crew e partecipano in maniera più trasversale. I percorsi musicali restano sempre abbastanza difficili da tracciare con precisione, e credo che avere conservato questa dinamica sia ancora una delle ricchezze maggiori. Racchiudono in qualche modo i lati più irregolari di techno, bass e jungle, molta musica che discende dall’industrial e dal noise, derivati dal dub e da tradizioni di paesi diversi, svariati approcci più o meno psichedelici e sperimentali, e nuove derive concettuali. Sono collegamenti che si creano molto spontaneamente e intuitivamente, ma anche provando a chiedersi quali siano le risposte più interessanti da dare agli stimoli e ai problemi del presente. Una cosa, poi, di cui sono molto contento è che quest’anno ci sono artisti che vengono da 4 continenti diversi.

Oltre agli orari dilatati, una peculiarità di Macao – sia rispetto allo spazio, inteso come inclusivo e di condivisione, sia rispetto all’accento posto sulla dimensione umanamente “fisica” – Saturnalia ha delle evidenti affinità con la cultura rave, rimodellata sulla pluralità delle identità del Tavolo Suono. È così? Se sì, mi piacerebbe che approfondissi l’aspetto antropologico di questo lavoro, cosa c’è di quella cultura che può essere ancora “d’ispirazione” e come quelle idee possono essere riportate nell’attualità senza essere né utopisti né (troppo) nostalgici.
In realtà non sarà proprio non stop: il venerdì inizierà e finirà relativamente presto, mentre il sabato inizierà presto per finire molto tardi. Ad ogni modo: dei rave credo che abbiamo ereditato anzitutto l’auto-organizzazione fatta in maniera collettiva e la tendenza all’inclusività, per quanto problematico sia questo concetto. Questo comporta che chiunque dimostri di voler partecipare mostrando rispetto e apertura alla comprensione di ciò che si trova davanti (sia in senso artistico che delle prerogative politiche dello spazio) è invitato a partecipare e magari anche contribuire, se si riesce a stabilire un dialogo interessante. Soprattutto io credo che certi eventi di Macao contengano la stessa necessità che c’era nei rave “seri”: presentarsi come qualcosa che non si può esaurire e consumare nello spazio di una serata, di un weekend o di una festa, ma nemmeno di una serie di feste. Per quando paradossale possa sembrare, perché ovviamente ci troviamo anche noi costretti nei limiti del tempo liberato, io credo sia possibile.

Quello che può essere riportato nell’attualità è proprio questo: l’idea che lo spazio “altro” in cui vai a passare del tempo e fare festa non sia un luogo di evasione con dei confini netti ma qualcosa che può infettare e modificare per osmosi il quotidiano. Dalla nostra abbiamo il fatto che spesso possiamo permetterci di fare “smarginare” le feste, sia a livello di orario che di cose che possono succedere (questo senza che le cose sfocino in un free for all a cazzo di cane, ovviamente). Quello che è davvero complicato è trovare il modo di affermare queste cose in maniera altrettanto radicale, ma con grammatiche per forza di cose nuove e diverse. In generale, Saturnalia vuole essere un incontro tra più persone che sentono di avere qualcosa in comune oltre le differenze artistiche, il che poi dovrebbe essere la definizione stessa di festival. Nel nostro caso, però, non è detto che un dialogo debba svilupparsi impermeabilmente solo tra i membri del pubblico o tra gli artisti. Organizzatori, spettatori e performer: siamo tutti lì e tutti a uno stesso livello di condivisione.

Nell’intervista di dicembre un passaggio molto interessante era quando parlavi del “concetto di clubbing” a Macao: «(…) A noi non interessa mantenere un focus fondamentale sul ballare, sul dj set. Ci interessa dare uno spazio non solo per la sperimentazione in campo musicale – che poi sarebbe anche un po’ pretenzioso – ma per creare un confronto, tra artisti che normalmente si troverebbero o a non avere spazio, o in situazioni in cui ci sarebbe un rapporto con il pubblico molto formale, impostato, standard. Ci interessa che si crei un ambiente meno gerarchico, in cui la differenza e la distanza tra chi performa e chi partecipa si annulli il più possibile ». In questo caso specifico di Saturnalia, probabilmente “il momento in cui si balla” non è a fine serata ma mescolato ad altri momenti. È così? Anche qui, l’organicità, la mancanza di linee nette quanto è importante anche quando si parla di modalità di fruizione della musica e dell’esperienza musicale?
Di set ballabili ce ne saranno parecchi, tutti piuttosto diversi tra di loro. La mancanza di linee nette resta fondamentale per creare qualcosa di eccitante, per quanto abbiamo comunque cercato di dividere gli spazi (almeno per quanto riguarda la serata di sabato, in cui ci saranno tre palchi che andranno più o meno in contemporanea) secondo un mood, una vaga idea di atmosfera che potesse includere set diversi in maniera, appunto, organica. Poi starà ai partecipanti decidere come e dove muoversi. In questo senso la fruizione può essere costruita in maniera anche radicalmente differente, ma credo sia una cosa che succede a più o meno tutti i festival con più di un palco. La “ballabilità” dei set aumenterà con lo scorrere della notte, su tutti i palchi.

Spostandoci dal teorico al pratico: dal punto di vista logistico, ci sono stati degli aspetti delicati che con un “evento” così impegnativo (e con una discreta affluenza) avete imparato a gestire nel corso delle edizioni, degli accorgimenti che prenderete voi, delle modifiche pratiche che ci saranno rispetto agli anni passati e dei consigli/indicazioni che darete al pubblico per quest’anno?
La cosa che più di tutte abbiamo dovuto imparare a gestire sono i flussi di pubblico, ma su quello in due anni siamo diventati piuttosto corazzati. Un’altra cosa che abbiamo imparato è stato come rendere lo spazio sicuro per tutti. Di grosse modifiche non ne faremo. Useremo di più il giardino, ma più per sfruttarne meglio il potenziale che altro, è stato risistemato all’uopo, abbiamo anche lavorato per elettrificarlo meglio. Un’altra cosa che ci ha aiutato organizzativamente è stato definire meglio il ruolo specifico di ognuno, che non è automatico quando lavori in maniera così do it yourself. Infine, quest’anno la maggior parte degli artisti dormiranno a Macao, grazie a un lavoro di riqualificazione di alcune stanze che in parte abbiamo fatto noi, ma in gran parte è un lascito della residenza del Dirty Art Department di aprile.

Domanda di rito: presentaci questa edizione.
Quella del 2016 sarà la prima edizione su due giorni, quindi la prima per cui l’uso del termine “festival” non è vagamente improprio. A livello di line up si tratta anche di quella in cui, io credo, siamo riusciti meglio a costruire qualcosa di molto vario ma anche molto coerente, dando un punto di vista sul presente dell’underground italiano, europeo e oltre. Come dicevo prima, per la prima volta ci sono anche Artisti che vengono dal Nord Africa e dal Medi Oriente, come ZULI, che viene dall’Egitto, a Miss Red che è israeliana, oltre che europei e statunitensi. Questo ci permette anche di avere uno sguardo non-coloniale sulla musica di geografie lontane, che poi è un po’ quello che provano a fare anche Nkisi e Petit Singe con le rispettive origini congolesi e bengalesi, per quanto siano cresciute entrambe in Europa. Ci saranno set più rumorosi e oscuri come quelli di Les Enerves, Article Collection, NMO, Exoteric Continent, MXLX e Sammartano. Il lato più ballabile oscillerà tra set più o meno legati a techno, acid ed EBM come Bronze Teeth, Alessandro Adriani, MCMXC e altri più ibridi come Rezzett, Simbiosi, Zweikommasieben e Alex Coulton. Il lato più “solare” sarà invece appannaggio di Okee Ru e Minimal Afrika. Al centro ci sarà il set “acid ragga” di The Bug e Miss Red, che in qualche modo racchiude tutte queste anime. Kevin Martin è sempre stato un po’ un esempio per tutti noi in termini di attitudine e ricerca.

Ultimo punto: ci sono delle attività collaterali rispetto a live e dj set?
No. Al momento Saturnalia è un evento esclusivamente musicale. Non ti saprei dire bene perché ma, a parte qualche idea estemporanea, non ci siamo mai posti seriamente il problema di allargarlo ad altre attività. Personalmente non mi dispiace l’idea che resti quasi esclusivamente legato all’immergersi nella musica. Comunque ci sono un paio di cose che non so se si possono definire delle vere e proprie attività: anzitutto ci saranno i ragazzi di Lab 57 di Bologna a fare infopoint sulle droghe e riduzione del danno. Poi ci saranno ovviamente varie distro e cibarie, tra cui la pizza che ci autoproduciamo grazie al forno costruito sempre dai ragazzi di Dirty Art Department.

Intervista a cura di Chiara Colli

Written by La Redazione