Quaranta come le opere esposte, ma anche come gli anni che compie Alessandro Piangiamore che si regala una mostra personale in cui rivisita l’arte giapponese dell’Ikebana. I fiori sono sempre protagonisti, ma non servono a riprodurre un’estetica raffinata, quanto piuttosto ricreano una disordinata armonia, disponendosi casualmente sulle lastre in materiali da costruzione su cui l’artista li ha impressi. Protagonista è la memoria della forma naturale, metafora del ricordo e questa operazione diventa ancora più chiara nei titoli scelti per i lavori della serie. Accanto a queste, gli oggetti metallici detti “leve”, dispositivi atti a sollevare, ma antifunzionali per la loro forma. Borgesianamente metaforici.
Written by Chiara Ciolfi