Grandezza assoluta.
A meno di due anni dall’apertura di uno spazio eccezionale come la Fondazione, che inaugura una mostra al mese e ha già cominciato, come era prevedibile, a modificare il tessuto molecolare di un territorio che si estende da Ripamonti a Corvetto, Prada rilancia e dedica 800 metri quadri di spazi affacciati sull’Ottagono della Galleria alla fotografia. Uno sfarzo senza precedenti, talmente in contrasto con la logica commerciale corrente da rappresentare quasi un risarcimento morale per i milanesi che a pochi metri, in Piazza del Liberty, hanno subito l’ennesimo sacrificio di uno dei migliori cinema della città, l’Apollo, e di uno dei pochi spazi liberi per fare luogo al cubo dell’Apple Store.
Prada invece usa i preziosissimi metri quadri in Galleria per la cultura: e non per mostre pacchetto turistofile di impressionisti sbolliti o street artist di dubbia fama, ma per mostre di ricerca nel campo di per sé meno facile della fotografia. Chiama il luogo Osservatorio, alludendo tanto alla sua posizione fisica (5-6 piano, al livello del cupolone) che al ruolo suo e della fotografia nei confronti del mondo.
Avere scelto poi per la prima mostra, Give Me Yesterday, la curatela di Francesco Zanot, è l’ennesimo colpo da maestro: il curatore che nell’ultimo anno si è imposto come riferimento assoluto nel mondo della fotografia italiana emergente, e non solo, attraverso le mostre nei nuovi spazi Camera a Torino e Viasaterna a Milano. I 14 fotografi internazionali selezionati per la mostra sono Melanie Bonajo, Kenta Cobayashi, Tomé Duarte, Irene Fenara, Lebohang Kganye, Vendula Knopova, Leigh Ledare, Wen Ling, Ryan McGinley, Izumi Miyazaki, Joanna Piotrowska, Greg Reynolds, Antonio Rovaldi, Maurice van Es. Sono giovani, e indagano in questi lavori l’uso del diario fotografico con cui le ultime generazioni mettono in scena la propria vita personale.
Written by Lucia Tozzi