William Morris sosteneva che “L’architettura è l’insieme delle modifiche e delle alterazioni, gli innesti, introdotte sulla superficie terrestre”. In un mondo in divenire il lavoro dell’architetto è quello di metabolizzare e reinterpretare l’ambiente che lo circonda in una metamorfosi continua. L’innesto non è solo un adattamento formale del nuovo rispetto all’esistente, ma un vero e proprio atto violento e consapevole che si insinua nel contesto e vi si connette, segnando la propria individualità progettuale. L’atto di innestare apre uno scenario esplorativo, artistico e architettonico, che ha mosso gli intenti del lavoro di ROBOCOOP, progetto di arte urbana fondato nel 2012 da due studenti di architettura che, nella perfetta ambientazione di un ex sottostazione ferroviaria Ata , ora galleria d’arte contemporanea, rielaboreranno i paesaggi in rovina, i templi, le chiese e gli archi di trionfo incisi da Piranesi, architetto del XVIII secolo, attraverso innesti fotografici di architetture della Roma moderna .La suggestiva istallazione site specific, frutto di questa forte provocazione utopica, ha visto la luce grazie alla collaborazione di Radioarchitettura e Cultrise, che hanno rispettivamente curato e prodotto la mostra.
Written by Giulia Berardi