Ciò che mi incuriosisce di più, da osservatore e cultore di musica perfezionata con macchine, è la concatenazione di eventi, la fortuità e gli aneddoti che lanciano e poi plasmano la carriera di un artista, produttore o dj che sia. Nel caso di un pioniere quale Dj Pierre si può citare il suo primo incontro con la Roland TB-303. Comprato nel 1985 a 40 dollari in un negozio di cianfrusaglie, Pierre, con i sodali Spank e Herb J (Phuture), senza la minima idea di come programmare un beat (il TB-303 fino allora veniva usato solo per creare una bassline), incominciò a muovere le monopole e a giocare con i filtri, con le frequenze e le risonanze, creando un suono distorto e con variazioni di timbro. Acid Trax (come venne poi chiamata la traccia) nacque così, e passò di mano di mano in cassetta fino a Ron Hardy che l’avrebbe poi suonata più e più volte nei club della “sua” Chicago, incendiando i dancefloor. Alla nascita di questo nuovo sub genere di house Music, una nuova ondata di produttori cominciò a cimentarsi col suono acido, portando ad altri pezzi essenziali (“On And On” di Jesse Sanders, fino a Higher State of Consciousness di Josh Wink), ma anche a difficoltà di attribuzione di copyright e lotte intestine tra produttori ed etichette su questioni pecuniarie. Ciò che importa a noi, nel 2017, è che Pierre continui ad essere un asso ai piatti, dotato di un’energia contagiosa e con in valigetta il suo capolavoro ultratrentennale.