Una pedana di effetti e pedali da far impallidire Kevin Shields, l’andatura in costante crescendo di chi ha fatto allenamento coi corrieri cosmici, bordoni di elettronica analogica arrivati da qualche buco nero del retrofuturo. Alle 3 di mattina di qualche anno fa, quello dei Gnoomes (pronuncia, dicono: “Nuums”) è il set notturno da podio di una delle ultime edizioni del Liverpool International Festival of Psychedelia. Proprio mentre mi rassegnavo a una petizione su Change.org come ultima via per farli tornare a suonare in Italia – magari stavolta passando anche da Roma – ecco compiersi il miracolo. In tre, cresciuti in una cittadina russa lontana chilometri da qualsiasi cosa (Perm’), i Gnoomes sono, in ordine sparso: una delle testimonianze che c’è vita musicale oltre la Cortina di Ferro; l’ennesimo colpaccio di scouting della beneamata cricca Rocket Recordings; la traduzione sonora del romanticissimo concetto di “stargazing”; una delle migliori live band di psichedelia interstellare che vedrete quest’anno nella Capitale. Il loro secondo disco Tschak! è stato registrato con strumentazione analogica nella radio locale della città, un edificio costruito all’inizio degli anni ’70 in stile puramente sovietico. E senza l’ausilio di “psichedelici”, perché i ragazzi erano stati arrestati in patria per futili motivi poco prima di mettersi al lavoro. Poco male: a quanto pare, per sballare, ai russi bastano isolamento, macchine vintage e lunghe sessioni a base di Steve Reich.
Written by Chiara Colli