Chi non lo conosce deve fare un subito un mea culpa. Perché quando si parla di cucina romana non si può prescindere dal suo primo gladiatore, Felice, che nel quartiere di Roma aprì l’osteria che porta il suo nome nel 1936. La leggenda segue la narrazione: carbonara, pajata (intestino di vitello da latte), quinto quarto in tutte le salse e cacio e pepe mantecata sul momento. La sua firma. Da oste un po’ lordo Felice diventa istituzione romana prima, nazionale poi. Nel 2017 apre a Milano, inserendosi nel feudo di cotolette e risotti con l’ossobuco. L’esperienza sradicata dal suo contesto perde un po’ di valore, anche se la cucina rimane fedele in buona parte al suo fratello maggiore. Cacio e pepe e carbonara, due must inconfondibili. Meno entusiasmo sui secondi piatti: la lingua di manzo che ci viene servita non è tra le sue espressioni più indimenticabili. Da capogiro il tiramisù, botta glicemica e dipendenza da Sert. Tra giapponesi curiosi, americani amanti della Grande Bellezza e gastrofighetti in fissa con il nuovo trend della cucina romana, da Felice si può passare per un assaggio di veracità. Prezzi medio alti. Felice è un furbone.
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Felice a Testaccio
ZERO here: Sente i giapponesi pronunciare "Cacio e Pepe".
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Felice a Testaccio
Via del Torchio, 4
Milano
Time
- lunedi 19:30–00
- martedi 19:30–00
- mercoledi 19:30–00
- giovedi 19:30–00
- venerdi 19:30–00
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