Esistono dei piatti di fronte ai quali sia ha sempre una risposta pavolviana di appetito (e anche di salivazione); piatti che si è capaci di bissare a pranzo e a cena nello stesso giorno. Questioni di gusto che si possono anche trasformare in piccole/grandi turbe psichiche. In tormento, supplizio. Quello di Arcangelo Dandini – chef tra i migliori di tutta Roma – è proprio il supplì che, ironia della sorte, è anche graficamente incluso nel nome del “disturbo” di cui è causa. Il rovescio positivo della medaglia è che il “supplizio” è un concept perfetto per essere tradotto in attività culinaria. Arcangelo Dandini non ha abbandonato il suo ristorante (omonimo) di Prati per darsi anima e corpo alla frittura di strada, ma prodotti, ricette e metodi di lavorazione sono i suoi e il risultato è che dei supplì così non li avete mai visti né assaggiati: per ingredienti, forma, colore, consistenza. Di forma piuttosto sferica, il supplì è presentato in due principali varianti: classico – al sugo e con la mozzarella – oppure tradizionale – con ragù di carne in bianco, funghi, mosto cotto e parmigiano. Consistenza del riso perfetta, panatura “grossolana” e scura che regala un’ulteriore gamma di sapori. Le altre ricette sono: vegetariano, carbonara, cacio e pepe. oltre i supplì c’è un ulteriore mondo. Ci sono delle polpette di alici stratosferiche con il Garum (un salsa liquida di pesce di origine antichissima che serve per dare un sapore ancora più deciso ai piatti), c’è il croccante di baccalà e ajioli, con la panatura che annovera anche fiocchi d’avena. Ci sono le crocchette di patate; il “Pane e Carbonara”, una pallotta di pane lavorata con l’uovo e poi servita col guanciale; la polpetta di melanzana servita con della ricotta fredda di fianco. Da provare anche i dolci che strizzano l’occhio al salato: crema fritta con pecorino e cannella oppure la zuppa di cioccolato bianco con zenzero candito e capperi. Tassative birra o bollicine per riequilibrare il palato e mandare giù la panatura. Visto che ognuno ha un proprio vissuto legato al supplì, è difficile convincere che questi siano i migliori di Roma, ma è innegabile che siano un’esperienza. Costano di più rispetto alla media, ma sedersi su un divano e mangiarli con il sole che inonda via dei Banchi Vecchi è una di quelle cose che una famosa carta di credito definirebbe “priceless”.
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ZERO here: mangia supplì in cifra pari.
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