Cosa c’entra una pizza che esce bollente da un forno con l’estate e il caldo? Parecchio, ed è anche alla base di una di quelle storie su cui Marco Tullio Giordana potrebbe darsi da fare. Tutto inizia a Pescara, dalla famiglia Ciferni, che campa grazie ai propri forni sulla spiaggia dai quali partono bombe e pizzette che vanno a rifornire i bagnati, vendendole una per una facendo su e giù sulla sabbia. Quando, nel 1978, una mareggiata fortissima colpì Pescara, la famiglia decise di non porre termine alle propria attività spazzata via dal mare e prese in gestione uno dei pochi lidi rimasti in piede: il Trieste, chiamato così perché la forma ricordava quella dell’Incrociatore regio. La storia degli ultimi trent’anni parla di una pizzetta che è diventata un marchio (di fabbrica) tant’è che la prole Ciferni ha iniziato ad esportarla nello Stivale, con anche qualche punto all’estero. A Roma ha aperto da pochi mesi a Monti (via Urbana). Da una parte avete il banco e i forni da dove escono pizzette a rotta di collo, dall’altra una saletta con tavolini e sedie dedicata alla degustazione. Il segreto della felicità si attesta sui 16 cm, diametro di ogni pizza firmata Trieste. L’impasto viene messo in teglie con delle forme circolari fisse, quindi si tratta di una misura standard e non opinabile. L’impasto è leggero ed ha una consistenza in perfetto equilibrio tra croccantezza e morbidezza. Cosa c’è sulla pizza? Ovviamente si parte dai grandi classici: Margherita (€ 2,20) o rossa (€ 2), si passa per i peperoni ( € 2,60), per cipolla con ferfellone, che è un peperone dolce secco fritto ( € 3), si arriva alle soluzioni più ciccione e gustose, che spesso sono a base di pesce o carne: rossa con salsiccia e pecorino ( € 3,50), salsiccia e friarielli; salsiccia di fegato, broccoli e ferfellone; baccalà e peperoni; alici e pomodorini (la più cara, a € 3,60). Nel menù ci sono anche zuppe, insalate, parmigiana, la la lasagna di “scrippelle” e la possibilità di riempire una focaccia bianca con salumi o verdure. Per il bere avete sia qualche bottiglia di vino che delle artigianali abruzzesi – come la Almond, di cui consigliamo la ipa – o la marchigiana Lancetta. Le pizzette sono eccezionali e si finisce sempre in numero pari: una per sfizio, due per saziare, da tre in su per gola. Se qualcuno decidesse di trasformare una piazza del Rione in una piscina con tanto di sabbia dell’Adriatico saremmo ancora più felici.
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Trieste Pizza
ZERO here: mangia pizze di 16 centimetri di diametro e di origine abruzzese, in numero sempre pari.
Time
- lunedi 10:30–23
- martedi 10:30–23
- mercoledi 10:30–23
- giovedi 10:30–23
- venerdi 10:30–02
- sabato 10:30–02
- domenica 10:30–23
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