Fosse un romanzo classico, ci sarebbe un antefatto tra le vigne laziali – Pallavicini, Tenuta Le Quinte, Cantine del Tufaio – con una mano maschile a lavorare la terra e curare la vite. Quella del papà di Monia, proprietaria del Turacciolo, come a dire che la passione per il vino è una “malattia” ereditaria. Un paragrafo dell’antefatto ci porterebbe, qualche km più in là, in Abruzzo, tra il piccolo vitigno di famiglia di Paolo, che ora è responsabile della cantina. I capitoli ambientati nel presente ci raccontano di un’enoteca di Centocelle che non ha di che essere invidiosa rispetto a quelle del centro con gli avvocati all’aperitivo. Bancone in legno con di fianco lo scrigno contenente salumi, formaggi, mozzarelle, porchetta e altri prodotti laziali – si affidano spesso a Proloco Dol -, poi tavolini tondi da quattro o da due. Offerta che punta principalmente al vino, ma che non trascura la birra; i consigli della casa: «Bollicine Metodo Classico che non mancano mai alla mescita, quindi Monsupello e d’Araprì su tutte, prosecco di Bele Casel e Il Gelso Nero/Oro di Podere 29».
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Al Turacciolo
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