A nord di Loreto, letteralmente. Un lembo di terra dai confini scivolosi, avamposto di guardia di quella Milano che ora spinge i suoi nervi verso nord est. Milano smart city passa anche di qui, in questo triangolo delimitato dai passanti ferroviari, incastrato tra ex case e cortili popolari, che idealmente abbraccia le zona di Greco, Casoretto e Turro. Un quartiere che guadagna centimetro dopo centimetro nella rumorosa via Padova, svincola verso viale Monza, si lancia fino a viale Brianza. Benvenuti a No.Lo. quartiere immaginato e poi concretizzato, ma prima ancora quartiere vivo e presente con il suo mix di etnie e dialetti a condividere marciapiedi, panchine, piazze.
Il ciclo vitale di NoLo è ben chiaro a tutti i residenti della zona. Nasce come quartiere dal tessuto prevalentemente popolare, fatto di immigrati che dal sud arrivavano a lavorare nelle fabbriche di Sesto e dintorni, quando in casa si viveva come minimo in sette persone e ci si aiutava di ringhiera in ringhiera. C’erano piccole ditte, rigattieri, ferramenta, calzolai. Ora qualcosa è cambiato: una zona di giovani residenti che qui hanno deciso di vivere, in molti casi lavorare, e dal basso contribuire a quello che NoLo rappresenta per tutti. Un tessuto urbano dalla forte identità comunitaria, solidale, multietnica e creativa: studenti, sognatori, peruviani, sciure e giovani famiglie si danno del tu tra le sue vie. Questo districarsi di vite vissute è una regola costante alla base dell’evolversi della città, ma qui forse un po’ di più, perché sembra esserci la consapevolezza di chi tiene al proprio passato e si proietta nel futuro, di chi considera lo spazio urbano come fisico ma anche come memoria.
Ora qualcosa è cambiato: una zona di giovani residenti che qui hanno deciso di vivere, in molti casi lavorare, e dal basso contribuire a quello che NoLo rappresenta per tutti.
Me l’ha spiegato bene Daniele, per esempio, che vive qui da alcuni anni e quasi per caso ha creato quello che è il più grande spazio d’aggregazione di quartiere di Milano: il Nolo Social District, che vive prima, virtualmente, su Facebook, ma poi si materializza in concreto attraverso le richieste, idee, consigli, aiuti e scambi delle oltre 10 mila persone che ne fanno parte. Non a caso Daniele viene considerato bonariamente il sindaco di Nolo, e insieme a tanti altri giovani qui ha concimato lo spirito popolare e comunitario di un quartiere che non vuole essere vetrina. Riccardo invece è uno degli ideatori di Radio Nolo, una radio popolare che trasmette dagli uffici del mitico Cinema Beltrade – il vero e proprio epicentro della zona – nata dalla spontanea aggregazione di giovani e meno giovani. Dalle sue frequenze si indaga, si dà voce, si scopre e supporta chi a NoLo ha una storia da raccontare e da condividere.
A NoLo non si mangia il poke ma le orecchiette al sugo di castrato o il kebab, si fa l’aperitivo in strada con la birra ma non si disprezza un buon Negroni, si balla latino americano ma anche la techno, la trap e la Carrà
Non abbiamo bisogno di cellulari né telefoni, se qualcuno si cerca sa dove trovarsi. In Piazza Morbegno, tagliata dal mitico tram n° 1; al parco Trotter, primo galoppatoio di Milano finché non venne spostato a San Siro; in Piazza Arcobalena giocando a ping pong incorniciati dal tramonto metallico dietro i cavi della ferrovia. A NoLo non si mangia il poke ma le orecchiette al sugo di castrato o il kebab, si fa l’aperitivo in strada con la birra ma non si disprezza un buon Negroni, si balla latino americano ma anche la techno, la trap e la Carrà. Si parla barese e milanese, si fanno le colazioni di vicinato ma anche gli after fino all’alba. I vicini non dicono (quasi mai) nulla. Ci si organizza per andare altrove e poi alla fine si rimane sempre qui, tra quei quattro confini che disegnano idealmente una balena, simbolo di NoLo. Sembrerebbe questa una storia urbana ma è ancor prima una storia umana, come quelle che a stento se ne trovano ancora.
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Contenuto pubblicato su ZeroMilano - 2020-09-10