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Chiude per fallimento il Cocorico. Fine di un’era?

Written by Salvatore Papa il 13 June 2019
Aggiornato il 17 June 2019

Imposte evase, mancati pagamenti, chiusure forzate, loghi finiti all’asta: gli ultimi anni del Cocorico sono stati forse soprattutto questo. Una discesa iniziata nell’estate del 2015, prima con la chiusura disposta dalla questura a seguito della morte per overdose del sedicenne Lamberto Lucciconi, poi con la richiesta di pignoramento da parte della società di produzione Danceandlove di Gabry Ponte per un debito di 200 mila euro. Come se non bastasse, a fine 2015 arrivano anche i sigilli per il mancato pagamento della Tari, poi revocati in tempi record per la festa di Capodanno. Nonostante le rassicurazioni dell’amministratore della società Fabrizio De Meis, le cose però si mettono davvero male all’inizio del 2019 quando i loghi di Cocorico, Titilla e Memorabilia vanno all’asta per 423.500 euro e la Guardia di Finanza dispone un sequestro preventivo di oltre 800.000 euro. La fine arriva l’11 giugno con la sentenza del Tribunale di Rimini che sancisce il fallimento della società, dopo il respingimento della domanda di concordato preventivo per la ristrutturazione del debito. End of the story?

Non è la prima volta che il Cocorico si ferma: successe proprio all’inizio, dopo alcune serate flop. L’idea della piramide fu di Osvaldo Palazzi che, di ritorno da un viaggio a Parigi e illuminato da quella del Louvre, decise di realizzarne una a Riccione su progetto di un ingegnere di San Marino. Una follia che inaugurò il 15 agosto del 1989. Ma se l’opening andò male, per le serate successive fu anche peggio. Il locale riaprì ufficialmente il 9 marzo del 1990 con un team e uno staff rinnovati, anche se la vera ascesa iniziò fra il 1993 e il ’94, sotto la direzione artistica di Loris Riccardi, un visionario che diede vita al Morphine, un non-luogo, un privé ambient curato da NicoNote e David Love Calò, nascosto all’estremità della piramide fra i suoni di Ricci e Cirillo, o dall’edonismo di Ralf. Il Cocorico diventò così un locale unico al mondo, in grado di ospitare non solo clubbing, ma performance, reading e avanguardie, un luogo che oltre a scrivere la storia della techno e dell’house ha scritto anche la storia del costume in Italia.

Anche quel Cocorico ha chiuso da tempo, per diventare una discoteca più classica, pur sempre una delle migliori al mondo. Cambiamenti necessari che hanno seguito l’evoluzione degli stili e della società.

Cosa succederà ora? Ci sarà magari un altro nuovo Cocorico, magari migliore, magari peggiore, ma pur sempre uno specchio dei tempi in grado di raccontarci cosa siamo diventati.