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Come sarà occupare?

Eventi e luoghi che faranno le città: il futuro, capitolo 4

Written by Lucia Tozzi il 26 May 2020

Quante volte siamo partiti DA ZERO?
Quante volte eravamo lì, abbiamo visto cambiare tutto ma ce ne siamo resi conto solo dopo, come se fosse successo per magia? Qual è il segreto?

Zero riparte dalla città, in un viaggio avanti e indietro sulla linea del tempo. Dagli ultimi 30 anni del passato, da cui sembriamo lontanissimi e da cui prendere il meglio. Dal presente in cui è impossibile andare avanti, è impossibile tornare indietro, in cui siamo immobili e soffriamo. Dal futuro che pretende immaginazione.

Come sarà occupare?

Bella domanda.
Molte cose fanno pensare che occupare sarà sempre di più una necessità: dopo un fenomeno macroscopico come la chiusura in casa di 2/3 della popolazione mondiale, con misure repressive variabili (dai paesi che avevano autorizzato la polizia a sparare addosso ai trasgressori ai campioni della delazione, dall’accettazione senza riserve di app spione e braccialetti elettronici al bando italiano per l’assunzione non pagata di eserciti di vessatori da spiaggia), sale a molti il desiderio di tirare il tronchese gigante fuori dalla cantina.

Nel mondo del distanziamento sociale, degli eventi sospesi, dei cinema, teatri e discoteche chiusi, della colpevolizzazione della movida e dei giovani, in cui prendersi una birra all’aperto è un atto considerato irrispettoso, addirittura di sfregio ai morti, è chiaro che per rilassarsi, per ballare, per fare e per produrre spettacolo, musica, cultura bisogna nascondersi

Nel mondo del distanziamento sociale, degli eventi sospesi, dei cinema, teatri e discoteche chiusi, della colpevolizzazione della movida e dei giovani, in cui prendersi una birra all’aperto è un atto considerato irrispettoso, addirittura di sfregio ai morti, è chiaro che per rilassarsi, per ballare, per fare e per produrre spettacolo, musica, cultura bisogna nascondersi. Lo spazio pubblico è un luogo teso e conteso, oggi più che mai.
Chi possiede case grandi, terrazze, ville con giardini e piscine organizzerà feste, concerti privati, performance per gli amici suoi. Qualcuno appronta bische clandestine e incontri per intimissimi in piccole stanze isolate. Agli altri restano i boschi e gli edifici vuoti.

24 settembre 1989, festa al Leoncavallo

Si aprirà una nuova stagione di rave e di occupazioni? Sì. Ma se è vero, è probabile che non sia una stagione simile a quella che abbiamo visto in questi anni: non occupazioni benigne, amate dall’intelligencija di sinistra e anche da qualche assessore all’innovazione culturale. Non mirate a fondare piacevoli luoghi di intrattenimento e produzione di cultura underground, magari con un cocktail bar speciale da 7 euro a drink, coccolatissimi dalla stampa e attivissimi sui social. Quei posti lì, proprio per la vicinanza alle istituzioni, per la necessità di non alzare troppo l’asticella dello scontro, non possono permettersi di aprire, e anzi in tempi di COVID devono essere più ligi dei locali “in regola”.

Quello che può succedere è che la compressione sociale, il conformismo dilagante, il vessatorio buonsenso, e le diseguaglianze che aumentano a un ritmo impressionante, scatenino una furia di occupazioni cattive, di rave duri e segreti, fuori dai media e contro la società criminalizzante

Quello che può succedere è che la compressione sociale, il conformismo dilagante, il vessatorio buonsenso, e le diseguaglianze che aumentano a un ritmo impressionante, scatenino una furia di occupazioni cattive, di rave duri e segreti, fuori dai media e contro la società criminalizzante.
Qualcosa che si faccia per il desiderio di vedersi, assembrarsi, fare cose insieme, a dispetto di chi esige la separazione di tutto ciò che sia improduttivo, la cui carica politica non sia conciliabile con il mondo dell’attrattività e del turismo. Occupazioni utili alle persone private di mezzi e possibilità dall’economia estrattiva dell’emergenza e della crisi.

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