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Hyperlocal Club Milano Centro: An Opera Odyssey

La seconda data di Hyperlocal è dedicata alla cittadella della musica meneghina, il quartiere che ha scoperto il suono, il rumore e la sinfonia

Written by Francesco Fusaro e Piergiorgio Caserini il 18 June 2024
Aggiornato il 27 June 2024

Si racconta che sul letto di morte Giuseppe Verdi desiderasse silenzio. Come il protagonista de Il Deserto dei Tartari di Dino Buzzati, aspettava che l’Ultimo Nemico prendesse d’assalto la sua fortezza, quella stanza 105 del Grand Hotel et de Milan, tutt’ora in via Manzoni, a pochi passi dalla Scala di Milano. Da una settimana giaceva sdraiato a letto sotto a una finestra che si affacciava proprio sulla strada. Lo sferragliare delle carrozze, il vociare dei passanti, i venditori ambulanti: tutto per qualche giorno si fermò quando la notizia della dipartita prossima del Maestro raggiunse la cittadinanza meneghina. Le strade attorno all’Hotel vennero cosparse di paglia per attutire ogni rumore. Dopo una vita di musica e composizione ecco la cadenza finale all’alba del Novecento.

Nello stesso anno della morte di Verdi arrivò a Milano un futurista. Non possiamo dire se Luigi Russolo assistette all’attutimento dei rumori voluto per il Grande Vecchio ma di certo ne sentì parlare, e possiamo immaginare lì una domanda che ricorre poi nella vita del futurista: silenzio da cosa? I suoni che vennero ovattati erano nient’altro che quelli della modernità: carrozze e sferragliamenti, goffi omnibus che rintoccavano con tracotanza metallica… rumori. Dieci anni dopo Russolo scrisse L’arte dei rumori – uno dei testi più influenti dell’estetica musicale di tutto il Novecento – dove viene avanza l’idea che il “rumore” sia un’invenzione della modernità industriale e che da qui in poi la musica non avrebbe mai più dovuto e potuto non averci a che fare. Rombatori, gorgogliatori, scoppiatori, crepitatori: erano gli intonarumori, una famiglia di scatole sonore assolutamente analogiche (meglio, meccaniche) inventate da Russolo. Era l’inizio della musica elettronica, dice qualcuno.

Una sorta di triangolo delle Bermuda sinfonico da cui non uscire mai più: un’odissea dell’opera musicale.

Circa quarant’anni dopo alla RAI nasce il mitico Studio di Fonologia Musicale di Berio e Maderna, terzo polo europeo di esperimenti di musica contemporanea per il quale furono inventate altre meravigliose scatole sonore: i celebri nove oscillatori, il generatore di rumore bianco, il modulatore dinamico e ad anello, quello impulsivo, il dosatore elettronico o il generatore di “toc” (giro d’obbligo l Castello Sforzesco per poter ammirare coi vostri occhi). Negli anni in cui lo Studio di Fonologia sonorizzava i programmi RAI con i suoi timbri futuristici, nello store di Fiorucci in via Torino avvenivano le performance musicali di Nova Musicha con Walter Marchetti, Battiato, Demetrios Stratos. Ancora cinquant’anni dopo, precisamente al termine della prima decade dei Duemila, Eraldo Bocca progetta e costruisce per il San Fedele, su idea di Antonio Pileggi, un’altra chimera musicale: l’unico Acusmonium fisso al mondo, il Sator, che contribuirà a portare nel centro di Milano compositori e musicisti fondamentali come Bernard Parmegiani, Aphex Twin, Autechre, Brian Eno, Ryoji Ikeda, Iannix Xenakis, Pauline Oliveros, Tim Hecker e tanti altri.

Capirete dunque che il centro di Milano, considerando quella fetta di musica che ancora oggi ci ostiniamo a chiamare classica e contemporanea, è una sorta di triangolo delle Bermuda da cui non uscire mai più. Teatro alla Scala, Auditorium San Fedele, Società del Quartetto, i Pomeriggi Musicali, Musica Antica a San Satiro sono solo alcune delle realtà che, in alcuni casi da centinaia di anni, promuovono un sistema di produzione e fruizione di cultura in grado di reggere i contraccolpi della gentrificazione che ha ormai completato il suo ciclo in quell’area così iconica della città.

A fronte di circa tre secoli di attività, Milano centro è ancora un sistema ben oliato che ha saputo negli anni esprimersi anche nelle forme dell’editoria musicale più prestigiosa (Ricordi in primis, il cui patrimonio inestimabile è oggi custodito dentro l’Accademia di Brera, ma anche Suvini Zerboni, oggi SZ Sugar) così come nei negozi di strumenti musicali (Fazioli) e di dischi specializzati nel repertorio classico e contemporaneo (Bottega Discantica). Dalla sala del Conservatorio ai palchi più prestigiosi della scena internazionale, nel Centro di Milano si trovano i tasselli di una attività culturale rara, se non unica, come poche altre città nel nostro continente.

Al passato, presente e futuro di questa parabola è dedicato il secondo Hyperlocal Club al Giardino di Triennale Milano: ecco alcuni degli invitati, il resto lo trovate al link d’iscrizione

 

Roland Kayn: Simultan

Membro fondatore del leggendario Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza (quello di Franco Evangelisti, Ennio Morricone ed Egisto Macchi, fra gli altri), il tedesco Roland Kayn ha dedicato una parte consistente della sua parabola artistica alla musica cibernetica, branca della musica elettronica interessata alla gestione dei processi compositivi tramite programmazione informatica. Hyperlocal Club vi accoglierà facendovi ascoltare la sua monumentale opera Simultan (1977), ristampata recentemente da Die Schachtel, mentre vi avviate verso il giardino.

 

 

Gruppo Vocale Ad Astra: Recital

Ad Astra nasce nel 2021 ed è formato da cantanti provenienti dal Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Teatro alla Scala, dove hanno lavorato con musicisti internazionali del calibro di Daniel Barenboim, Riccardo Chailly e Riccardo Muti. Sotto la direzione di Marco De Gaspari le componenti di questo gruppo vocale sanno spaziare dal repertorio classico sacro e profano a quello contemporaneo capace di guardare oltre alla sala da concerto (vedi un certo Ennio Morricone).

 

 

Elio Marchesini e Chiara Crepaldi: Having Never Written a Note for Percussion

Elio Marchesini porta nel giardino della Triennale di Milano un brano dal sapore ritualistico, l’ultimo della serie Postal Pieces di James Tenney che il compositore americano recapitava tramite cartolina, da cui il nome. Accompagnato da altri dieci percussionisti Elio passerà da un quadruplo pianissimo ad un quadruplo fortissimo mentre l’artista nata a Sydney Chiara Crepaldi risponde a questo gesto musicale – pensato da Tenney per riconnettersi al processo sonoro – con la densità poetica giapponese del kintsugi.

 

 

Enrico Gabrielli e Sebastiano De Gennaro: Musica Partecipativa

Abbattere la quarta parete è una delle cose che più piace fare a Enrico Gabrielli e Sebastiano De Gennaro. Entrambi impegnati su un fronte musicale vastissimo, i fondatori dell’ensemble anticlassico Esecutori di Metallo su Carta coinvolgeranno il pubblico con una selezione di composizioni dove proprio quest’ultimo è chiamato in campo per supportare, completare ma anche sabotare la loro performance. E dico “chiamato in campo” a bella posta, visto che uno dei brani in questione strizza l’occhiolino al mondo calcistico…

 

 

Andrea Nicoli: Invisible Places / Aphasia

Accompagnato da Samuele Aprile e Elio Marchesini, il compositore e performer Andrea Nicoli presenta una performance divisa in due. Da una parte Invisible Places a propria firma è un contrappunto audiovisivo dedicato alla Milano ignorata, calpestata e spesso evitata: la Milano invisibile e prosaica che sostiene quella che tutti, turisti o cittadini, siamo abituati a riconoscere. Dall’altra Aphasia del compositore americano Mark Applebaum che parte dal campionamento della voce del virtuoso Nicholas Isherwood per riportare il gesto del performer al centro del discorso musicale.

 

 

Fabio Machiavelli: Machines Inside Me

Alberto Anhaus e Alessandro Bono (ENDKADENZ) governeranno il magma sonoro generato dagli strumenti autocostruiti di Fabio Machiavelli – compositore e percussionista di formazione – presentati pochi mesi fa nientemeno che alla Biennale di Venezia. Immaginatevi delle creature a metà fra gli intonarumori di Luigi Russolo e dei liuti che non sfigurerebbero come props in un film di Michel Gondry: che musica vi aspettereste di sentire da simili chimere?

 

 

Un luogo che non ha tempo ma ritmo, che ha scandito trecento anni di Storia musicale e che ancora risuona nei sogni e nelle composizioni di ogni musicista.

Il secondo Hyperlocal Club dedicato al Centro di Milano, il 2 luglio al Giardino di Triennale. Realizzato in collaborazione con Triennale Milano nell’ambito di Triennale Estate, cocurato da Francesco Fusaro con il supporto del Conservatorio G. Verdi di Milano, SZ Sugar, Inner_Spaces, Fondazione Culturale San Fedele e il sostegno di TEVA Italia. La lineup completa la trovate qui, per iscriversi cliccate a quest’altro link.