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I cocktail esistenziali di NoLo

Prontuario semi sobrio per sapere cosa e dove bere rispetto alla storia della tua vita.

quartiere NoLo

Written by Martina Di Iorio il 15 May 2021
Aggiornato il 24 May 2021

Ghe Pensi Mi

Foto di Carmen Colombo

Benvenuti nella drink list di quartiere guidati dal gatto e la volpe, quei due di cui non vi fidate ma che alla fine seguite ciecamente. E fate bene, soprattutto quando vi portano su una strada lastricata di cattive intenzioni sotto le mentite spoglie di un tour bonario tra amici. Qui vogliamo parlarvi del lato spirituale ma anche sanguigno dei cocktail, portarvi prima ad immaginarlo e poi a berlo, in un esercizio pseudo serio ma soprattutto semi sobrio sulle bevute del quartiere. Vogliamo innalzare la bevanda a strumento terapeutico, darti consigli non richiesti su cosa bere e dove andare in base al tuo oroscopo, mood del momento e archetipo dominante. Non vi chiediamo di prenderci sulla parola, perché non lo facciamo neanche noi. Qui alcuni cocktail che ci hanno scaldato più di altri, creati dai bar del quartiere per il quartiere. Un paese dei balocchi con l’etichetta adults only, ma soprattutto un modo per ringraziare il versante alcolico di NoLo.

JGL: Jameson, Ginger Ale e Lime (GhePensi M.I., The Rabbit, Bici & Radici, Tranvai, P&G, Noloso)
Il whiskey del quartiere, quella bevuta informale, semplice, inclusiva, che mette tutti d’accordo. Proprio come NoLo, il quartiere dove potete trovare il Jameson, Giner Ale e Lime. JGL, non a caso, è il drink che trovate in alcuni locali di NoLo e porta un po’ del calore irlandese a nord di Loreto. Infatti questa ricetta viene dall’Irlanda, si perde nella notte dei tempi, fa il giro del mondo e arriva a noi grazie a Jameson Whiskey, che lo incorona come il suo hero cocktail. Si beve in piazzetta, tra un set a pingo pong e un altro, ci brindi agli angoli delle strade, lo prendi seduto comodamente nel tavolo del tuo locale preferito. Un drink facilissimo da fare e da bere, fresco, ben bilanciato grazie allo sprint acidulo del lime che da spalla alla dolcezza del ginger ale. Il gusto di NoLo lo ritroviamo in questo cocktail: abbraccia diversi mondi e culture, è senza troppi fronzoli, e ti prende fin dal primo sorso. Grazie Jameson Whiskey!

Basilicata coast to coast (Ghe Pensi Mi)
“Un giorno qui si facevano le trofie”, leggerete nel bagno del bar di quartiere per eccellenza, il Ghe Pensi Mi, con una specie di afflato nostalgico alla Adriano Celentano. Ora invece qui si fa il Basilicata coast to coast e, a dire la verità, la cosa non ci dispiace. Si beve prima con gli occhi e poi con tutto il resto, quando le sinapsi neurogastriche si attivano per la festa. Sembra creato da Zuckerberg alla voce #drinkporn: il suo colore è quello dei Campi Elisi, in un crescendo cromatico che neanche alla Pantone LLC, mentre la spuma bianca vi ricorda la vacanza on the road per ritrovare voi stessi nel mare del sud. Il coast to coast lo fate al bancone del bar, e pure il giro del mondo quando senza accorgeneve vi ritroverete chissà dove. Degustatelo come un pellegrino a Compostela: ogni sorso vi avvicina alla vostra meta spirituale.

NoLo Reggo (NoLo.So)
Se non reggete la situazione, la mamma, l’amico immaginario, la vita, qui abbiamo la soluzione. NoLo Reggo, più che un cocktail, è un manifesto esistenziale a base di gin (lo producono loro), angostura (che è il prezzemolo del fegato), a cui si aggiunge con precisa alchimia alcolica ginger beer, lime e sambuco. Potete dare colpa al tabasco versato come in una scena di bukkake per quel pizzicore che vi sale da dentro, ma sapete bene che non mentireste nemmeno a voi stessi. E così travolti da un insolito destino dalle tinte arcobaleno, vedrete apparirvi Santa Amanda Lepore sui muri Big Babol del NoLo.So. Vi consiglierà di assumerlo come metodo d’espiazione. Tutti assolti nel giorno del giudizio universale.

Michelada (in qualche luogo a NoLo)
Fuego y amor. Gigi D’Ag sicuramente ha scritto La Passion dopo aver trangugiato una pinta di Michelada. Il cocktail che sale come i suoi beat: fresco nell’attacco alle faringi, poi subito caldo e più caldo e poi caldissimo. Dal Messico per le vie di Nolo, la michelada è quella cosa che non ti spieghi perché ha un senso insieme, eppure ce l’ha. Cerveza frizzante, succo di pomodoro, lime e spezie maliziose che solleticano lo stomaco e anche la voglia di ancheggiare al ritmo latino che fa da colonna sonora ai locali non meglio identificati del quartiere. Si geolocalizza principalmente in via Padova, la scovate in quelle vetrine latineggianti e colorate. Da bere in perizoma e flip flop pensando di essere in mezzo a un cenote. Ed è subito Tulum.

Spritz (Bar Rondò)
Leggenda vuole che i giocatori di ping pong che accalcano Piazza Arcobalena non se ne privino mai prima dei grandi match. E anche dopo, magari insieme agli ex ferrovieri ormai in pensione sempre pronti a raccontarvi vita morte e miracoli di questo quartiere, NoLo. Lo spritz del bar Rondò è più che un semplice cocktail: intruglio misterioso di color zona rossa/arancione dalle proprietà afrodisiache, curative, decongestionanti, rigorosamente servito in plastica e con una baldanzosa fetta di arancia. Sorseggiatelo mentre fate ciao al mitico tram 1 che vi passa davanti, offritelo in cambio di un 15 minuti di colpi di dritto e di rovescio ai tavoli da gioco. Merce di scambio sempre gradita qui a Nord di Loreto.

Amor en Llamas (Chifa Perù)
Sentiamo quasi il rombo dei Phantom modificati quando leggiamo capisaldi dell’alcolismo brutale come: Tequila Sunrise, Long Island Blu, Zombie, Chica tu Madre (ci chiediamo se è un insulto), Pisco Sour e ovviamente, l’Amor en Llamas. Litrate di alcol in una mega coppa riempita a strati di succo all’ananas e alla pesca. Sembrerebbe già abbastanza, e invece il bello deve ancora arrivare: la coppa prende fuoco tipo al Torneo Tre Maghi in uno spettacolo metaforico che ci proietta la fine della nostra serata. Si butta giù a glottide ben aperta, con movimento del bacino ondulatorio, i più temerari possono provare anche la danza del limbo. Sconsigliato di berlo mentre è ancora infuocato.

Spritz al vermuth (Caffineria)
“Je t’aime Caffineria”. Entrando qui vi viene quasi voglia di parlare francese, con il croissant al burro, il latte schiumoso, la baguette con il vinello naturale, e bla bla bla. Poche chiacchiere e stereotipi, per fortuna siete in quella porzione sinuosa di città che è Piazza Morbegno, dove si affaccia il bar rosa dall’anima punk. A mezza via tra portineria di quartiere e gruppo di sostegno psicologico, questo è il luogo dove confidarsi bevendo la rivisitazione chic del cugino veneto. Selz, buon prosecco e vermuth a calata per ammorbidire il tutto, anche la vita. Il taglierino a sostegno è la prova tangibile dell’esistenza del divino, la bevuta viene glorificata, mentre testa, cuore e pancia per un momento sono in perfetto allineamento cosmico. Da bere nelle giornate di luna piena al grido amazzone: “Lo spritz ce l’hanno tutti, quello con il vermuttino solo noi”.