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Il bipolarismo ai tempi del Covid-19

Un racconto della serie di ZERO 'Propagine. Storie del contagio'

Written by Silvia Giannatempo il 28 March 2020
Aggiornato il 5 May 2020

Illustrazione di Roberto Alfano

-Alice: “Per quanto tempo è per sempre?”.
-Bianconiglio: “A volte, solo un secondo”.
(Lewis Carrol)

Sabato 28 marzo 2020, giorno X della mia quarantena. Ormai ho perso il conto, essendo più o meno reclusa da fine febbraio, quando ho iniziato ad accusare un’escalation di sintomi influenzali senza possibilità di capire, a causa del panico generale, se si trattasse di Covid o meno. Paranoia. Tra lavoro e riposo a settimane alterne, nonostante lo stupore di aver riscoperto il piacere dello yoga e della lettura, la mia psiche inizia a dare i primi segni di sfinimento: basta ammassare pizze, basta aperitivi in videochiamata, basta clausura! Ma niente da fare, è la volta dell’armadio e allora metto tutto a posto, tolgo la muffa da borse e scarpe, le ordino nelle scatole, sistemo i cassetti. Il lavoro è interminabile e sfiancante.

Intanto si è fatta sera e come se non bastasse per cena il menu prevede broccoli che stanno per andare a male. Anche se non ho mezza voglia, mi metto a cucinare.

Le mie amiche mi videochiamano, sono presa male ma rispondo lo stesso e in mancanza di alcol brindo con un souvenir di acqua santa a forma di madonnina.

Mi metto a letto, al solito la tv funziona un canale sì e dieci no; non posso guardare Pets – Vita da animali. Poco male, continuerò la saga de “L’amica geniale”. Ma ecco che i miei dirimpettai sudamericani, ubriachi molesti, iniziano a urlare e sparare musica latina a un volume indecente, e nemmeno i tappi risolvono il problema.

Apro svogliatamente Instagram e Intrashtenimento, che consiglia di seguire la diretta di Jo Squillo. Incuriosita, vado: senza fermarmi alla musica commerciale, guardo lei che si diverte come una pazza, la location è giusta (strobo e due manichini femminili tutti paillettes di nome Valentina e Michelle), intorno bourdel. Vips che commentano come fossero in disco: Fedez limona Simona Ventura scambiandola per Chiara Ferragni, Francesco Facchinetti ordina Veuve Cliquot Magnum al tavolo, Merk and Kremont chiedono chi ha vomitato nel privé o chi ha pisciato nel lavandino del bagno. Siamo in ventimila, Jo mixa anche bene e la serata prende il volo: il picco della gioia! Finalmente sono fuori! Un’ora di carica tremenda, lei è una rivelazione. Il momento più alto della serata è il remix di “Siamo donne”, inno del neonato “Movimento di Liberazione”, sulla scia del quale cerca di veicolare messaggi positivi con slogan del tipo: “Diamo meno valore ai soldi!”, “Che questa sia una nuova primavera per le nostre anime!”. Sarà che inizio a dare i numeri, ma dopo questa giornataccia avevo un gran bisogno di leggerezza e ottimismo!

Sono sicura che in questi giorni di isolamento chiunque avrà sperimentato un po’ di bipolarismo o quantomeno avrà avuto degli sbalzi d’umore.

D’altronde, si sa, la vita è proprio questo, tutto e il contrario di tutto: gioia e dolore, divertimento e noia, yin e yang. E così, in quell’ anonimo sabato sera di quarantena, una sola ora di musica, divertimento e fantasia mi aveva salvata dall’ossessiva ripetitività della routine quotidiana. La magia era durata poco, presto o tardi i vicini avrebbero ripreso a stressarmi e forse avrei odiato anche Jo Squillo per la pochezza e la superficialità dei suoi contenuti. Ma all’improvviso niente aveva più importanza, poiché allo scoccare della mezzanotte avevo risolto il delitto perfetto, la cui vittima riflette esattamente l’intero spettro delle mie molteplici personalità: il tempo, tiranno e galantuomo; a volte sprecato, perduto, ma prezioso. Quello che non passa mai e nel frattempo vola.