L’autunno avvolge la città con il suo abbraccio pungente, mentre una nebbia sottile si insinua tra le strade creando un’atmosfera misteriosa. Se i soliti incontri nei bar all’angolo non sembrano più così invitanti, e nemmeno un buon amaro riesce a scaldarvi, è arrivato il momento di rifugiarsi nel calore delle sale più belle di Milano. Immaginate di entrare in una stanza buia dove il tempo e lo spazio si liquefanno. Il film che sta per iniziare non è solo uno schermo su cui scorrono immagini: è un viaggio in un universo parallelo, dove ogni fotogramma è una mappa per esplorare nuovi mondi.
Il cinema si trasforma in esperienza sensoriale, attraversa corpi e menti, entra nelle case e nelle botteghe di registi che non hanno paura di spingere il limite un po’ più in là.
L’edizione di Filmmaker Festival 2024 è proprio questo: un invito a lasciarsi la realtà alle spalle e abbracciare un cinema che sa essere dirompente, ma anche intimo. Non si tratta solo di guardare storie, ma di viverle in prima persona. Il cinema si trasforma in esperienza sensoriale, attraversa corpi e menti, entra nelle case e nelle botteghe di registi che non hanno paura di spingere il limite un po’ più in là.
Dal 16 al 24 novembre, con ben 40 prime mondiali e 11 prime italiane, Filmmaker animerà la città con una programmazione che affonda le radici nella ricerca artistica e nell’innovazione, ponendosi come punto di riferimento per chi vuole immergersi nelle nuove frontiere della narrazione audiovisiva. Gli spazi dove tutto ciò prenderà vita – come le sale Arcobaleno e Cineteca Arlecchino – diventano centri di discussione e sperimentazione, dove le collaborazioni con realtà come Careof e il CSC Cineteca nazionale creano una rete che collega passato e presente, puntando dritto al futuro.
L’edizione di quest’anno si distingue per una selezione che spazia tra le più diverse forme di linguaggio cinematografico, alternando contenuti fortemente radicati nella cultura milanese a opere di respiro internazionale. Il programma combina i lavori di registi emergenti con quelli di autori affermati, offrendo un ritratto vivace e poliedrico del panorama cinematografico indipendente. Questo connubio nasce dal desiderio di portare alla luce esperienze e storie che provengono da ogni angolo del mondo, mantenendo sempre un legame profondo con Milano, per raccontare la città in un contesto internazionale.
Ma qual è il vero scopo di Filmmaker? Perchè lo fanno?
Sarà che vedono il cinema – soprattutto quello di ricerca e documentario – come un occhio magico sul mondo, capace non solo di rifletterlo, ma di rinnovarsi a ogni epoca come un camaleonte. Attraverso la realtà virtuale, il cinema immersivo e altre modalità di racconto, Filmmaker scommette su un cinema capace di adattarsi a noi, spettatori iperconnessi e in cerca di esperienze sempre più vive in cui la condivisione diventa mezzo per conoscere gli altri. Il bello è proprio questo: tenere il passo delle sfide sociali e tecnologiche senza mai perdere la voglia di reinventarsi.
In un’epoca in cui scrolliamo all’infinito e i contenuti sono lampi fugaci, il cinema risponde con un invito alla lentezza, all’immersione profonda: esplora memorie, identità, realtà, e ci sfida a riflettere su come percepiamo il mondo. Dal cinema diretto che mette in discussione ogni convenzione, alla fisicità del medium che ti costringe ad allungare la mano verso l’immagine stessa; dalle pellicole 16mm affilate come coltelli, alla realtà virtuale che ti inghiotte letteralmente e interamente.
Il programma di quest’anno sembra un ring dove le regole saltano e le aspettative vengono improvvisamente capovolte. Ogni proiezione è un invito a fare un passo fuori dalla nostra comoda zona di comfort e lasciarsi sorprendere dall’ignoto. Filmmaker non è un festival che segue la corrente, ma un viaggio in rotta di collisione con un futuro sempre più presente.
La serata di apertura presenta due film che incrociano sguardi differenti, ma affini: Allégorie Citadine, un corto di Alice Rohrwacher che si unisce alla sensibilità dell’artista francese JR, mescolando il Mito della Caverna di Platone con la fantasia di un bambino, e C’est pas moi, un film di Leos Carax che riflette sull’amore per il cinema e sulla memoria, con immagini evocative di volti familiari e riferimenti a Godard e John Ford.
Da una parte un film che si concentra sull’intimità del singolo individuo, costruendo un affresco di emozioni, ricordi e frammenti di esistenza che si susseguono come fotografie della memoria. Dall’altra, un’opera che sfida i confini del linguaggio cinematografico, con una narrazione frammentata e una sperimentazione formale che spinge lo spettatore a interagire con la storia e a decifrarne i significati nascosti.
Il concorso internazionale include film che affrontano tematiche contemporanee come ecologia, conflitti e salute mentale, con opere di Ruth Beckermann (Favoriten) e Claire Simon (Apprendre), ma anche giovani talenti italiani. Il concorso Prospettive, dedicato a cineasti under 35, presenta una varietà di opere che esplorano i temi dell’identità di genere e della gentrificazione tra cui Il capitone, documentario su una ragazza trans di Camilla Salvatore e Esseri urbani di Mariasole Caio, Marco Occhionero, Camilla Parodi, Simone Pontini, un film che racconta la trasformazione dei quartieri di Milano.
Al di fuori delle sezioni competitive, Fuori Concorso include film come Filmstunde_23 di Edgar Reitz, che riflette sulla potenza del cinema attraverso un incontro con ex-studentesse, e No Other Land, che racconta la lotta palestinese contro l’occupazione israeliana. Il festival offre anche una sezione di Interferenze, dove il cinema si intreccia con l’arte contemporanea, con programmi dei Masbedo e di Saodat Ismailova.
Se Filmmaker fosse un film, sarebbe senza dubbio un’opera che mescola il documentario con il thriller psicologico, in cui il confine tra realtà e finzione è labile e sfumato. Un film che si aggira indisturbato tra le ombre e le luci della città e della memoria, spingendo lo spettatore a interrogarsi sulle verità nascoste e sulle storie non raccontate.
Senza paura di contraddirsi, Filmmaker abbraccia l’evoluzione del cinema in tutte le sue forme, raccogliendo esperimenti, riscoprendo il passato e celebrando l’innovazione dei registi più visionari. In questo gioco di specchi, il cinema diventa una lingua viva, un medium capace di comunicare non solo attraverso le immagini, ma anche attraverso la passione di chi lo fa.