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Memorie dal sottosuolo: otto anni di DalVerme

Dopo otto gloriosi anni di attività, chiude (forzatamente) il Circolo DalVerme. Addetti ai lavori, musicisti, penne di Zero e persone che hanno contribuito alla causa da dietro le quinte raccontano il 'proprio' DalVerme attraverso ricordi, concerti e serate memorabili.

Written by Chiara Colli il 17 March 2017
Aggiornato il 12 March 2020

Foto di Simone Tso

Simone-Tso

SIMONE TSO

Illustratore autodidatta, tra i fondatori della rivista autoprodotta Epoc Ero Uroi e di Alpacha Distro, è anche parte del collettivo dietro al Crack!. La sua produzione multiforme abbraccia facciate di palazzi, magliette, fanzine, riviste, libri, fumetti, pubblicità, adesivi e copertine di dischi che diffonde in circuiti underground e ufficiali. Simone è anche l’autore delle meravigliose illustrazioni di (Luchino) DalVerme. (foto di Federico Ciamei)

 

Quella volta portai un mio amico per la sua prima volta al DalVerme.
Questo mio amico è calabrese e conosceva Andrea Marziano da quando erano adolescenti, ma non si vedevano da vent’anni. Allora gli ho detto: «Vieni al Verme così lo incontri di nuovo e lo saluti.» Erano talmente tanti anni che non si vedevano che non si riconoscevano, allora ho detto al mio amico che Andrea era quello con gli occhiali dietro al bancone. Poi mi sono messo in fila per qualche cocktail incredibile preparato con i magici ingredienti ricercati del bar, ma mi sono reso conto che il mio amico stava andando da Toni – che anche lui stava dietro al bancone (è calabrese) e… Con gli occhiali. Ho cercato di attirare la loro attenzione gesticolando da lontano, ma non mi capivano… Visto che c’era molta gente e non si passava facilmente da una parte all’altra del locale, c’ho messo svariati minuti prima di arrivare dal mio amico per spiegargli la cosa. Nel frattempo Toni e il mio amico parlavano come se veramente si conoscessero da tantissimo tempo. Forse era la serata di inaugurazione del nuovo bancone del Verme (ottobre 2012) e la prima volta che nel flyer mensile appariva Luchino, quel tipo con i baffi. Luchino sarebbe potuto nascere solo con il DalVerme in via Luchino Dal Verme e forse anche tante cose possono essere successe solo perché il locale era proprio così come è.

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I concerti più incredibili erano quelli con i musicisti in mezzo alla gente e tutti che spingevano cercando di vedere qualcosa o di capire cosa stava succedendo. In realtà qualche volta capitava un concerto tranquillo con tutti seduti a terra, oppure riuscivo ad accucciarmi praticamente accanto al palco: ricordo un live, in cui ero seduto accanto a una cassa sul palco, dal quale sono uscito che continuavo a sentire fischi da un orecchio. Mi piaceva tantissimo anche l’atmosfera di alcune serate, come certi Discolooser in cui si scendeva presto nella sala concerti e si stava in pochissimi, finchè pian piano che passavano le ore diventava tutto più delirante. Dopo sette anni, Roma mi sembra strana senza un posto così. Ma confido che Luchino possa trovare tanti altri posti dove vivere avventure.

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