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Out Of The Grid: storia di un movimento irrintracciabile

Un viaggio impossibile tra le fanze italiane dal 1978 al 2006 - in un progetto di Dafne Boggeri

Written by ABAC il 22 January 2024
Aggiornato il 24 January 2024

ph – Ilenia Arosio @thealien.xyz

Se c’è qualcosa che abbiamo capito navigando nel vasto mare delle fanzine, è che non esiste una definizione di fanzine. La parola composta nel suo essere più puro, nel senso di rivista per sostenitori, non ci basta a colmarne il senso. Il bianco e nero non ne sono prerogativa. Il contenuto politico, impegnato o volutamente di bassa qualità, non ne definisce i margini. Il contatto parallelo con l’editoria non si esclude. Il prezzo non la limita. Insomma può essere tutto o può essere niente, ciò che conta è l’attitudine dell’autorə. Il loro modo di stare al mondo ne definisce l’identità.

Un confronto importante per chiarirci le idee è stato quello con Dafne Boggeri, reduce della sua ultima raccolta, in collaborazione con Sara SerighelliOut Of The Grid – Italian Zine 1978–2006, presentata a fine novembre durante l’11° edizione di SPRINT – Independent Publishers & Artists’ Books Salon a Milano. L’opera consiste in un grande archivio delle zine italiane a cui viene attribuito un ruolo importante nel raccontare quel largo passaggio generazionale e nel definire una pratica.

Il volume ha come sottotitolo “post-movimento pre internet 3.0” con riferimento al fatto che dal ’78, complice la diffusione tecnologica della fotocopiatrice e il ruolo della musica e delle sottoculture che alimenta, il panorama delle autoproduzioni esonda in una sorta di fantascienza perversa, come viene definita da Dafne. La fine degli anni ’70 – a cui coincidono eventi importanti come l’ottenimento del diritto all’aborto, l’abolizione dei manicomi e la strage generazionale dovuta al dilagare della roba – sembrano essere un punto di svolta per un cambiamento di paradigma diffuso. La rapidità dell’informazione, lo sguardo di pensiero, l’estetica utilizzata, sembrano affacciarsi all’accelerazione post-moderna che si realizzerà proprio nel 2006 quando il ritmo algoritmico pervade le vite della popolazione mondiale. Smartphone, social network, e-commerce integrato… la tecnologia cambia profondamente la percezione e non è più possibile usare lo stesso vocabolario comune per definire le stesse cose.
Così un movimento che aveva interessato le grandi città italiane, come anche la provincia, attraversate da grandi squilibri tra cui l’epidemia dell’HIV, l’edonismo accelerato degli anni ’80, il passaggio dalla prima alla seconda repubblica, il G8 di Genova e l’inasprimento dei meccanismi di sicurezza, si sviluppa e muta per sempre con il cambiamento tecnologico. Trax, tra Udine e Forte dei Marmi; Skate or Suck a Vercelli; Urlo Urlo Wave di Taranto; Senza Nome di Biella; Adenoidi a Perugia; sono solo alcuni dell’esperienze riportate all’interno di questa raccolta a maglie larghe che in maniera quantica analizza l’intera situazione della penisola.

Dafne sottolinea come la situazione non venisse facilitata dalla persecuzione legale applicata all’auto-pubblicazione. Oggi, infatti, partecipando al Crack di Roma o a qualsiasi festival di autoproduzione, ci sembrerebbe impensabile mettere in discussione il nostro diritto a farlo. Ma di fatto qualsiasi opera distribuita al pubblico deve essere registrata in tribunale e avere una figura di riferimento iscritta all’albo dei giornalisti o risultare supplemento a una testata esistente. Tutti i progetti che esulano da queste caratteristiche – eccezione fatta per i cataloghi e il materiale pubblicitario – sono ancora considerati clandestini. La forza prorompente dell’internet ha scardinato questo limite all’autoproduzione. Ma bisogna anche considerare come al tempo la comunicazione su carta venisse controllata in ragione della sua forza sovversiva. Nel clima di repressione post ’77, chiunque volesse stampare e diffondere materiale, anche in piccole tirature, rischiava di subire il sequestro delle copie e la denuncia. Questo anche per chi ne fosse stato trovato anche solo in possesso. Possibilità potenzialmente ancora attuale ma remota, visto il ruolo assunto dalla rete.
«Possiamo dire che la zine – spesso fotocopiata – stava all’editoria commerciale come l’audiocassetta stava all’industria discografica. Tutte pratiche che hanno contribuito a sollevare il grande dibattito sul NO COPYRIGHT e sui temi legati all’autoproduzione e al DIY a 360°: auto-organizzazione, auto-menagement, auto-distribuzione… Vuoi fare qualcosa? Inizia.» 

Ovviamente le fanzine che intendevano rimanere al di fuori dei problemi legali potevano seguire varie strade. Torazine, uno degli emblemi della fine degli anni ’90, aggira la regolamentazione della stampa e si proclama ‘libro’ nonostante la prima uscita sia un supplemento della rivista Derive/Approdi e appoggiandosi successivamente a Venerea Edizioni  costola dell’editore Castelvecchi. Di fatto viene distribuita in alcune librerie e coordinata da una struttura vagamente redazionale. Questa è un esempio di soluzione attuata per poter aggirare il blocco e realizzare la propria produzione culturale ma che, come conseguenza, crea un artefatto ibrido tra la fanzine e la rivista. É quindi esperienze come quella di Torazine considerabili nell’annovero della fanza? Secondo noi sì. Di sicuro anche secondo Dafne, vista la sua presenza all’interno della raccolta. Viceversa troviamo anche chi, nata sotto il nome di fanzine, si è mossa negli anni nella direzione opposta, passando dall’under all’over. Alleanza Latina, zine hip hop di Genova (1991), dopo poco inizia a essere stampata in offset a colori, a essere distribuita nel circuito di una delle prime catene di negozi dedicati alle sneakers e, successivamente, raggiunge l’edicola a livello nazionale entrando a tutti gli effetti nel campo della rivista.
Di questi e di altri casi nella raccolta ne vengono trattati tantissimi, ovviamente si parla di esperienze concluse e dunque storicizzabili: le intenzioni del progetto sono visibili dall’alto ed è facile definire fino a quando siano state dentro i limiti dell’underground e quando li abbiano trasbordati. Per le autoproduzioni contemporanee invece la linea è molto più complessa e il tentativo di individuarla lo lasciamo alla nostra rubrica CheFanza!.

 

La realizzazione del volume Out Of The Grid è stata possibile grazie ad una grande lavoro di gruppo, composto da Marta Zanoni, Ilenia Arosio, Leonardo Caldana, Maddalena Manera, Martina Censi. Il progetto è stato realizzato nell’ambito del bando Italian Council, 11° edizione 2022, promosso dall’associazione non profit O’ per SPRINT, con la fornitura di carta SAPPI e il supporto di VANS.
Out Of The Grid – pubblicato da Les Presses du réel, stampato da ediprima (Piacenza) – è realizzato in inglese per rendere fruibile l’esperienza del movimento italiano attorno a tutto il globo, con la speranza che, di ritorno, si entri in contatto con altre realtà.