Quando una qualità o un’abilità è talmente diffusa all’interno di un gruppo (più o meno esteso) di persone, di norma si tende a non considerarla più come tale. Nell’era degli smartphone e dei dispositivi fotografici ubiqui, del digitale che si democratizza sempre più velocemente, è quindi forte la tentazione di non ritenere la fotografia più un’arte che richiede tecnica, estro e ispirazione, bensì un’attività quotidiana indistinta come allacciarsi le scarpe. Niente di più sbagliato: per nostra fortuna, la differenza tra fotografa/o a pieno titolo e apprendista instagrammer è ancora netta ed evidente. Ciò non toglie che in questi anni il numero di appassionate/i si sia moltiplicato a dismisura e che il numero di pepite da fare emergere dal sottosuolo sia anch’esso aumentato. POV – Point of View nasce proprio da qui: dalla voglia di sondare e raccontare tutto quello che si muove nel sottosuolo della fotografia a Roma. Un nuovo appuntamento sulle pagine di ZERO che avrà cadenza mensile e sarà realizzato grazie all’imprescindibile occhio sulla città di KOBO, studio Garbatella-based fondato da Claudia De Nicolò e Bianca Trevisani con il quale ZERO ha già collaborato in precedenza per diversi altri progetti. Il nuovo appuntamento è dedicato ad Francesco Ormando.
“Il lavoro di Francesco Ormando nasce da una tensione tra rigore e libertà. Il processo è progettuale, ma mai chiuso. C’è sempre spazio per l’imprevisto, per la deviazione, per qualcosa che cambia direzione all’ultimo momento. Ogni immagine è costruita su elementi precisi: casting, location e luce non sono mai lasciati al caso. Sono scelte misurate, studiate, fatte per creare una base solida da cui partire. Una volta sul set, però, il controllo si allenta: entra in gioco l’istinto, il gesto improvvisato, l’oggetto portato all’ultimo che cambia tutto. Un aspetto centrale del suo lavoro è il rapporto tra colore e luce. Non come strumenti separati, ma come due forze che agiscono insieme. La luce viene modulata per piegarsi ai colori, per farli vibrare o spegnersi, per costruire un effetto di superficie pittorica.
È qui che entra in gioco una delle caratteristiche più riconoscibili del suo stile: le sue foto si allontanano dal digitale.
Non c’è la freddezza iperrealista del mezzo. Al contrario, c’è una tensione continua verso un’estetica che assomiglia al disegno, all’illustrazione, a qualcosa di restituito con delicatezza e non con esattezza. In questo dialogo continuo tra cinema, animazione e fotografia, Francesco costruisce uno stile che guarda indietro per andare avanti. Le sue immagini non cercano verosimiglianza, ma coerenza visiva: ogni elemento è calibrato per rendere quell’istante credibile nel suo mondo, anche se lontano dal nostro. È così che la fotografia, anche oggi, può ancora evocare – e non solo documentare”.
FRANCESCO ORMANDO
“Francesco Ormando nasce a Roma il 31 ottobre 1988, città dove vive e lavora. Dopo una laurea in mediazione linguistica, lascia l’università e cambia rotta: la fotografia diventa presto il suo unico linguaggio possibile. La svolta arriva a Barcellona, dove si ritrova quasi per caso, lontano dalle capitali della moda ma nel posto giusto per iniziare dal basso: test alle new faces, agenzie giovani, portfolio ancora incerto ma già riconoscibile. È lì che affina il suo sguardo, imparando a muoversi tra intuizione e mestiere.
Ha collaborato con brand come Gucci, Dior, Bulgari, Loro Piana e Tiffany, e le sue fotografie sono apparse su riviste italiane e internazionali, tra cui Rolling Stone, Vanity Fair, Grazia, WWD. Dal 2017 insegna allo IED di Roma, dove condivide la sua visione della fotografia con le nuove generazioni di creativi”.