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Prima dell’alba: Alberto Azzara/Giorgio Maccheroni

Viaggio nel clubbing contemporaneo in Italia, attraverso l'occhio di sedici fotografə

Written by Nicola Gerundino, foto a cura di Mirko Ostuni il 21 July 2025

La fascinazione per l’apocalisse – e il correlativo timore – si perde nella notte dei tempi dell’umanità. Da sempre inseguiamo il segno rivelatore, la causa di tutte le cause, la testimonianza del ultraterreno e del troppo umano che ci permetta di determinare nella maniera più semplice e sbrigativa, anche se non sempre veritiera, cause ed effetti di qualsiasi fenomeno, anche di quelli più complessi che necessitano di analisi lunghe (e noiose). L’evento spartiacque degli ultimi decenni è stato senz’ombra di dubbio la pandemia causata dal Covid. A essa abbiamo ascritto tantissime cose, inclusa la morte del clubbing.

A dirla tutta, c’è chi sostiene il contrario, che la reclusione abbia portato a una nuova ripopolazione notturna, massimale anche nei generi musicali, che si sono spinti di parecchio oltre i bpm pre-pandemici. La verità è che la mutazione del consumo della notte è un fenomeno che nasce ben prima e che ha molteplici cause, prima su tutte la frammentazione sociale che la rete sta determinando a ogni livello. Insomma, basta farse un piccolo sforzo di matematico e mnemonico e contare le serate partorite dalla trap, genere ubiquo nelle fasce più giovani. Risposta: poche, molto poche. Praticamente zero, se si considera quanti invece erano, fino ai primi anni Duemila, gli appuntamenti dedicati a generi lungamente più di nicchia. Non parliamo poi dell’aspetto immobiliare, ché oggi il clubbing vive esclusivamente nella dimensione del cambio di destinazione d’uso e i dancefloor si stanno rimpicciolendo più dei gelati.

Fatte queste premesse, c’è da dire anche che non ci siamo trasformati tutti in topi da appartamento con il coprifuoco autoindotto alle 23:00. Si continua a uscire e si continua a ballare. Da qui siamo partiti per realizzare un nuovo viaggio nelle ore piccole e raccontare cosa succede nei dancefloor. Lo faremo assieme a sedici fotograf* e clubber “militanti” – selezionati e curati da Mirko Ostuni – ai quali abbiamo chiesto di raccontarci la loro notte, attraverso parole e immagini.

La notte è morta! Viva la notte!

 

ALBERTO AZZARA

Quando e dove sei natə?
Sono nato a Guastalla nel ’93, ma attualmente vivo a Bologna.

La serata club più bella della tua vita?
Difficile rispondere con certezza perché ce ne sono state diverse, ma se dovessi sceglierne una direi Jeff Mills ospite del festival Robot al Dumbo di Bologna.

Club preferito e artista preferito?
Piuttosto che un solo artista vorrei citare alcune realtà locali di Bologna che tengono viva la scena underground – come No Glucose, Ombre Lunghe o Undicesimacasa – e che organizzano serate nei piccoli club bolognesi che prediligo, ad esempio Freakout e Tank.

Dove hai scattato le foto che ci hai inviato?
Le ho scattate a Bologna in varie serate, tra Link, Freakout e Tank.

Cosa cerchi di raccontare con una macchina fotografica in un club?
Vorrei cercare di documentare e raccontare semplicemente quello che vivo, quello che vedo, quello che mi colpisce. Una bellezza non ordinaria fatta di serate sbagliate, amori passeggeri, alcol e presa bene. E per raccontarlo al meglio ho deciso di fondare un magazine chi si chiama Attitudine.

Per te ballare cosa vuol dire?
Per me ballare è leggerezza, sensualità. Lasciarsi completamente andare senza tabù e senza freni.

Con chi andresti a ballare in club?
Sicuramente con amic*.

Con chi non andresti mai?
Con chi ha troppi pregiudizi.

Ti sei mai innamoratə in un club?
Sì, mi è capitato molto spesso, amori intensi e passeggeri.

Come ti vesti per andare a ballare?
Non ho un outfit prefissato, spazio tantissimo, mi piace mischiare diversi stili. Da cose più kinky a cose più streetwear.

Cosa bevi?
In preserata Sprtiz Cynar. Durante invece spazio molto in base a come mi sento o a come voglio sentirmi, ma principalmente Gin Tonic.

Cosa è per te la notte?
La notte è imprevedibile: è uscire lasciando che le cose ti accadano senza mettere freni; essere chi si vuole senza il pregiudizio del giorno; è perdersi; è ritrovarsi.

Cosa è per te la musica?
La musica è una forma d’arte potentissima in grado, attraverso le diverse frequenze che si intrecciano con le vibrazioni del corpo, di suscitare emozioni fortissime. La musica è condivisione, rifugio.

Ci mandi una playlist di cinque brani da ascoltare mentre guardiamo le tue foto?

Boy Harsher – “Modulations”
Ceri Wax – “Pensiero Cascata”
Machweo – “Taribo West”
Rite – “youth”
Miglio – “Techno Pastorale”

 

 

GIORGIO MACCHERONI

Quando e dove sei natə?
Bari, 31/07/1998.

La serata club più bella della tua vita?
Il Cura Festival del 2022.

Club preferito e artista preferito?
L’OT301 di Amsterdam, come artista Kavari.

Cosa cerchi di raccontare con una macchina fotografica in un club?
Cerco di raccontare la libertà espressa dalla persone nel momento in cui entrano e cominciano a ballare e interagire con tutto lo spazio circostante.

Per te ballare cosa vuol dire?
Essere libero, essere in armonia con quell’esatto momento.

Con chi andresti a ballare in club?
Con la mia ragazza, con i miei amici e con mio padre.

Con chi non andresti mai?
Mia madre.

Ti sei mai innamoratə in un club?
Mai.

Come ti vesti per andare a ballare?
Crop top e baggy.

Cosa bevi?
Solitamente nulla, ma se dovessi scegliere, birra.

Cosa è per te la notte?
“Untrue” di Burial.

Cosa è per te la musica?
È il modo più naturale ed empatico di comunicare. È un qualcosa di letteralmente inspiegabile che ha il potere di proiettare immagini, scenari e mood durante l’ascolto.

Ci mandi una playlist di cinque brani da ascoltare mentre guardiamo le tue foto?

Underworld – “Born Slippy (Nuxx)”
Kavari – “Don’t Wake”
Rohan – “Easy For Them”
Talpah – “Za Warudo”
Voronhil – “04”