La fascinazione per l’apocalisse – e il correlativo timore – si perde nella notte dei tempi dell’umanità. Da sempre inseguiamo il segno rivelatore, la causa di tutte le cause, la testimonianza del ultraterreno e del troppo umano che ci permetta di determinare nella maniera più semplice e sbrigativa, anche se non sempre veritiera, cause ed effetti di qualsiasi fenomeno, anche di quelli più complessi che necessitano di analisi lunghe (e noiose). L’evento spartiacque degli ultimi decenni è stato senz’ombra di dubbio la pandemia causata dal Covid. A essa abbiamo ascritto tantissime cose, inclusa la morte del clubbing.
A dirla tutta, c’è chi sostiene il contrario, che la reclusione abbia portato a una nuova ripopolazione notturna, massimale anche nei generi musicali, che si sono spinti di parecchio oltre i bpm pre-pandemici. La verità è che la mutazione del consumo della notte è un fenomeno che nasce ben prima e che ha molteplici cause, prima su tutte la frammentazione sociale che la rete sta determinando a ogni livello. Insomma, basta farse un piccolo sforzo di matematico e mnemonico e contare le serate partorite dalla trap, genere ubiquo nelle fasce più giovani. Risposta: poche, molto poche. Praticamente zero, se si considera quanti invece erano, fino ai primi anni Duemila, gli appuntamenti dedicati a generi lungamente più di nicchia. Non parliamo poi dell’aspetto immobiliare, ché oggi il clubbing vive esclusivamente nella dimensione del cambio di destinazione d’uso e i dancefloor si stanno rimpicciolendo più dei gelati.
Fatte queste premesse, c’è da dire anche che non ci siamo trasformati tutti in topi da appartamento con il coprifuoco autoindotto alle 23:00. Si continua a uscire e si continua a ballare. Da qui siamo partiti per realizzare un nuovo viaggio nelle ore piccole e raccontare cosa succede nei dancefloor. Lo faremo assieme a sedici fotograf* e clubber “militanti” – selezionati e curati da Mirko Ostuni – ai quali abbiamo chiesto di raccontarci la loro notte, attraverso parole e immagini.
La notte è morta! Viva la notte!
YEVGENIYA KULIKOVA
Quando e dove sei natə?
Sono nata in Ucraina, l’11 novembre del ’96.
La serata club più bella della tua vita?
Giant Swan all’Argo 16 di Venezia.
Club preferito e artista preferito?
Va a periodi, ora Oklou. Club preferiti ma perché li frequento di più, Argo 16 e CSOA Rivolta.
Dove hai scattato le foto che ci hai inviato?
Da 100_ve, sempre a Venezia.
Cosa cerchi di raccontare con una macchina fotografica in un club?
Per me fotografare alle serate è come cacciare. Osservo molto, le luci, le persone e i movimenti. A volte gli scatti che cerco mi sfuggono, altri riesco a prenderli. Non mi piace essere invasiva per cui non uso il flash e lavoro nell’ombra affidandomi alle luci del set. Per cui le foto raccontano anche un’evoluzione della serata e della sua energia in maniera percettiva attraverso il mio occhio.
Per te ballare cosa vuol dire?
Liberare emozioni e sincronizzarsi con il corpo.
Con chi andresti a ballare in club?
Amici.
Con chi non andresti mai?
Persone con cui non sono in confidenza.
Ti sei mai innamoratə in un club?
No.
Come ti vesti per andare a ballare?
Quello che mi rende a mio agio.
Cosa bevi?
Dipende dal mood.
Cosa è per te la notte?
Nella metropoli, una fase del giorno; in natura, una potenza mostruosa.
Cosa è per te la musica?
Cura e stimolo.
Ci mandi una playlist di cinque brani da ascoltare mentre guardiamo le tue foto?
Dj Seinfeld – Sakura
Peder Mannerfelt – Psalm and songs and Voices
Quoios – Slikback
Dorisburg – Votiv
Alessandro Cortini – Let Go
GIORGIO MACCHERONI
Quando e dove sei natə?
A Roma, nel ’96
La serata club più bella della tua vita?
Brutalismus al Fabrique.
Club preferito e artista preferito?
Per il club penso sia il SRNDPT, per gli artisti i Locked Club.
Dove hai scattato le foto che ci hai inviato?
Tra il SRNPDT, il Pontek e le serate targate GodBless lungo la costa adriatica.
Cosa cerchi di raccontare con una macchina fotografica in un club?
Scattare nei club significa catturare la magia delle dinamiche umane in uno spazio vibrante e imprevedibile. Per esempio quello della pista da ballo, dove le persone si esprimono liberamente e ogni movimento è una comunicazione silenziosa. Oppure nei bagni, dove nascono connessioni più intime e spontanee, lontane dal caos. Ogni scatto diventa un frammento di un’energia unica, che esiste solo in quel preciso momento, una storia che si racconta attraverso gli sguardi, i gesti e le emozioni condivise.
Per te ballare cosa vuol dire?
Per me ballare non è mai solo movimento, c’è qualcosa in più: è come entrare in un flusso in cui ogni sguardo, ogni gesto, ogni sfiorarsi diventa un linguaggio. È un intreccio di pensieri, emozioni, contatti che spesso restano silenziosi, ma si capiscono lo stesso. Ballare, per me, è un modo per sentire di più, per diventare più sensibile a tutto: alle persone intorno, a come sto, a cosa succede nel momento. È come se il corpo avesse la possibilità di dire quello che a parole spesso non riesco a esprimere. Quando ballo, non sto solo seguendo il ritmo ma entrare in qualcosa di più grande, che collega me agli altri, che mi fa sentire parte di qualcosa.
Con chi andresti a ballare in club?
Con la mia ragazza e la mia comitiva.
Con chi non andresti mai?
Ballare per me è anche inclusione quindi non penso ci sia qualcuno che non vorrei con me.
Ti sei mai innamoratə in un club?
Chi non lo ha fatto!?
Come ti vesti per andare a ballare?
Maglia da calcio e pantalone comodo, solitamente una tuta.
Cosa bevi?
Un po’ di tutto, non ho grandi pretese per quanto riguarda il bere.
Cosa è per te la notte?
La notte è la mia parte preferita della giornata. Non perché accade qualcosa di eclatante, ma esattamente per il contrario: perché finalmente non accade quasi nulla. La notte rappresenta un po’ l’invisibile, quello che si nota di giorno inizia a trasformarsi in qualcosa di più vulnerabile e la mente si alleggerisce dalle distrazioni dando spazio ai pensieri, al divertimento, alla libertà di sentire.
Cosa è per te la musica?
La musica è un luogo in cui posso essere senza pensieri, ma non è solo evasione, ha anche un potere opposto, complementare: quello di amplificare i momenti che vivo. Riesce a calmare e a intensificare, a farci dimenticare e a farci ricordare, a portarci lontano ma anche più vicini a noi stessi.
Ci mandi una playlist di cinque brani da ascoltare mentre guardiamo le tue foto?
Brutalismus – “9mm”
Locked Club – “Kuliki”
RedRum – “Murad 4”
Brutalismus – “Atmosfera 5”
Locked Club – “It’s My Rave”