Una decina di anni fa assursero alla fama universale con Incompiuto siciliano, un progetto che censiva gli edifici non finiti e abbandonati a una vita propria nella Sicilia e nel resto d’Italia, quelli che i poveri di spirito chiamerebbero ecomostri. Alterazioni video (Paololuca Barbieri Marchi, Alberto Caffarelli, Matteo Erenbourg, Andrea Masu e Giacomo Porfiri, tutti sparsi tra Berlino e gli Stati Uniti) li ha amati, ha operato un’inversione percettiva, ne ha fatto un nuovo stile architettonico e paesaggistico, li ha rappresentati come ufo-rovine, strutture turbo-piranesiane.
Da allora Incompiuto non li ha mai lasciati, ma sono nati un’infinità di Turbofilm e progetti finanziati e supportati dall’entusiasmo di oscuri benefattori. Dopo una notevole serie di mostre internazionali e primati da Guinness, a Milano la Fondazione Cineteca italiana si è decisa a organizzare una retrospettiva su di loro allo Spazio Oberdan (18 febbraio-4 marzo 2016) con performance e festa. Dal 7 giugno invece partecipano a una bellissima collettiva curata da Zoe De Luca a The Workbench
Come vi siete incontrati?
Durante un viaggio in Messico. Due di noi si erano persi nelle periferia di Città del Messico, stavamo cercando il Chagal (lo sciacallo) per farci fare dei tatuaggi sulla schiena. Ad un certo punto in un mercato è scoppiata una rissa, volavano bottiglie, gente che urlava, ho visto una bambina scomparire in un tombino. Fu una scena drammatica. C’è chi ha sentito anche degli spari. Le guardie, fumogeni… un casino.
Ci siamo nascosti a casa di una vecchia del quartiere. Improvvisamente da un armadio sono usciti Giacomo e Matteo. Erano nascosti li da tutto il giorno convinti di essere inseguiti da un cartello del narcotraffico. Quando hanno sentito parlare italiano sono usciti dall’armadio vestiti da mariachi. Sembrava un’allucinazione. In quel momento abbiamo deciso che avremmo lavorato insieme.
Quanto tempo siete stati basati a Milano prima della diaspora?
Il tempo sufficiente per capire che dovevamo separarci. Milano ci stava stretta. All’inizio volevamo cambiare pianeta ma poi è bastato mollare gli ormeggi e trovare ognuno il suo approdo.
Viviamo in costante esilio da noi stessi, inseguiti dalle nostre ombre e dai nostri peggiori incubi.
Soffriamo di vari disturbi psicotici tra di loro incompatibili che ci obbligano a rimanere in una condizione di emergenza permanente.
Perché siete solo maschi?
Hai ragione, ce lo siamo chiesti anche noi. Non è stata una scelta volontaria e dettata da particolari necessità. Però per stare al gioco con la domanda possiamo anche parlare dell’elefante nella stanza… voi ragazze tendete a voler avere la situazione sotto controllo, credo sia un istinto anche lodevole ma che si addice poco alla pratica dei Turbo Film.
Poi in realtà ogni volta che produciamo un turbo lavoriamo con un gruppo allargato di persone che comprende anche amazzoni con le palle. In Etiopia c’era la temeraria principessa Sara, a Parigi e a Milano la mitica Tamara Vignati, per non parlare del Portorico dove ci siamo linkati con un’intera squadra di derby girls
Che fate al di fuori dei progetti alterazioni?
Viviamo di espedienti e occasioni.
A volte ci facciamo passare per professori, altre volte per chiromanti e veggenti. C’è chi suona nelle peggiori bettole per 4 soldi e chi fa consulenze professionali a perplessi consigli di amministrazione aziendali. Spesso creiamo economie di scambio o cuciniamo e laviamo i piatti per un posto su un divano. E poi c’è il culo. Abbiamo trovato borse di soldi, orologi placcati d’oro e anziane benefattrici locali.
A quanto pare un Turbo film si fonda su una carenza assoluta di soldi, di sceneggiatura e di organizzazione. Quindi come funziona la progettazione, posto che abitate in continenti diversi?
I soldi fanno comodo e non averceli non è una condizione essenziale per fare un Turbo Film. Diciamo che il film torna a casa con noi anche se i soldi sono finiti. Questo lo abbiamo imparato sul campo.
Per quanto riguarda la preproduzione dei film, avvengono online tra scambi di email, tumblrs di immagini e una serie di link apparentemente senza senso. È un processo creativo aperto a chi ha l’idea migliore e spesso non è uno di noi, bensì un passante, un barista, o un nano mendicante.
La sceneggiatura o uno straccio di canovaccio spesso la scriviamo ma poi viene usata per pulire le lenti delle camere ed asciugarci il sudore.
Se uno stava cercando una coppia di ragazze in costume da bagno ma trova un addestratore di orsi si adegua e la storia del film cambia.
Quanto dura il set di un Turbo Film?
Finché non ci beccano. Spesso coinvolgiamo un’intera comunità con un effetto valanga e le loro disponibilità dura il tempo dell’abbaglio. Girare un film è un’esperienza molto fisica per chiunque sia coinvolto per cui i tempi sono anche dettati dall’energia disponibile.
Come li producete? quando è cominciato il vostro rapporto con Andrea Sassi di Dispari e dispari?
Andrea è un avventuriero. Un grande cuoco anche in situazioni estreme e un eccellente operatore. Spesso ci ha regalato il pack shot di un film grazie alla sua tenacia e concentrazione. Dispari e dispari in un modo o nell’altro ci ha seguito in tutti i Turbo Film coproducendoli e addossandosi parte dei rischi. Chapeau.
Dicono di voi che siete pura avanguardia, per via dell’improvvisazione e del mix assoluto di stili, mezzi, linguaggi, immagino. Ma c’è qualcosa che non mi torna, perché le avanguardie, anche nelle manifestazioni più folli e nelle performance più assurde, si prendevano tremendamente sul serio. Le neoavanguardie non ne parliamo. E pure Vito Acconci, benché adorabile, era serissimo mentre si masturbava sotto una pedana di legno. Voi sembrate sterzare da questa tradizione, immettendo una vena di leggerezza infinita. O mi sbaglio?
Non si può essere troppo seri durante un’erezione.
Non credo neanche che si possa ancora parlare di avanguardia, le avanguardie storiche hanno avuto intuizioni giuste e le loro visioni si sono avverate.. è per questo che hanno cessato di esistere. L’unica avanguardia oggi è probabilmente da cercare nella mente collettiva di youtube. Vito Acconci ha un gran senso dell’umorismo soprattutto quando non ride alle proprie battute.
Come nasce la vostra passione per l’Africa?
Costa poco. Ci sono ancora malattie sconosciute e la birra quando è calda ti fa di più.
Inoltre in Africa la vita è turbo, gli oggetti sono turbo così come le loro divinità.
Il progetto Incompiuto Siciliano finirà mai?
L’unica cosa certa è la morte, dicono in Sicilia. I monumenti incompiuti sono eterni come eterna sarà la loro celebrazione.
Qual è stato il turboviaggio più selvaggio in assoluto?
Probabilmente il prossimo.
Ogni set porta con se un fattore rischio e in ogni film abbiamo perso il controllo in più occasioni.
Ci sono diversi momenti selvaggi che ci ricordiamo come l’incontro con due nani gemelli ubriachi nel mercato di Addis Abeba con cui poi abbiamo lavorato o il sergente Snyder in Porto Rico che ci ha arrestato per poi chiederci di far parte del film e regalarci un momento di performance indimenticabile.
In un’epoca come la nostra, dove tutti amano rappresentarsi come vittime impotenti (di discriminazione razziale, sessuale, economica) trovo straordinaria la sensazione di potenza incredibile che emanano i protagonisti dei Turbo Film: i migranti che atterrano in vesti sublimi sul suolo di Lampedusa e corrono come in una gara, i fieri travestiti in tiro che occupano il gratttacielo della regione a Milano, il barbiere newyorkese che sgozza sicuro il finanziere, gli africani tra le capanne che ballano bardati di etniche perline e kalashnikov, piume e maschere di Hulk. Anche il coito della rosea pornostar con la statua di Guidarello trasuda potenza, padronanza della situazione. Come nasce questo immaginario di un mondo powerful? è l’hip hop?
I modelli di riferimento vanno ripensati da una prospettiva diversa. Siamo miliardi, siamo connessi a internet siamo consapevoli della nostra immagine, siamo stufi delle nostre culture.
Che le star si mettano da parte così come gli idoli, i campioni e le soubrette.
Al centro ci siamo noi. Sporchi, bagnati, senza carte, senza permessi ma determinati e pronti a morire.
Il successo del selfie stick deve farci riflettere. C’è chi è morto cercando di farsi lo scatto dell’anno, precipitando in un burrone con il proprio selfiestick in mano, come la spade di un samurai, echi antichi che risuonano su di un’umanità che non ha più paura della morte.
Ci fate una playlist delle vostre colonne sonore?
Certo. Ce l’abbiamo sia in cassetta che in vinile inoltre facciamo serenate su skype on demand per 50$. Sta anche uscendo il nuovo libro sui Turbo Film e al suo interno si potranno trovare i link per tutte le musiche e tutti i film.
Farete un film con M¥SS KETA? E chi si droga di più, lei o voi?
Sicuramente loro, almeno a giudicare dal nome. Noi mai provato Urrà.
Quanti world record avete battuto? e qual è il vostro preferito? soprattutto quali state progettando?
Per ora deteniamo 9 record del mondo. Il primo fu realizzato anni fa a Lubjana dove abbiamo cucinato il più grande cevapcic del mondo (una salsciccia da 650 kg) che fu donata alla città come scultura pubblica. Da allora la comunità di record holders in rete e’ cresciuta esponenzialmente soprattutto in India. Abbiamo deciso di fare il prossimo Turbo includendo nel casting solo detentori di record del mondo indiani. Il film, che per ora si chiama ‘le tremila stanze’ vuole indagare la questione della sovrapopolazione del pianeta con la conseguente iper-comeptitivita’ che ne scaturisce. Per sopravvivere bisogna primeggiare. Ogni abilità personale può fare la differenza nella lotta per la sopravvivenza.
In india i detentori locali di record del mondo vengono venerati come yogi o holymen, vengono mantenuti e ospitati. Grazie alle sfide che abbiamo lanciato battendo alcuni record siamo entrati in contatto con un uomo santo. Un impiegato cinquantenne di Bangalore che detiene piu’ di 500 records e che non ha resistito a battercene un paio pure a noi. Partiremo da lui…
Se sei un produttore e stai leggendo questo articolo chiudi tutto, fai le valige e chiamaci allo 0012123005414
Perché lo fate?
Per sentirci parte di qualcosa di più grande e perché siamo sempre in cerca di storie che possiamo raccontare al bar.
Con chi vi piace collaborare a Milano? chi andate a vedere?
Abbiamo diversi amici che coinvolgiamo spesso quando siamo a Milano, Matteo Prudenziati e tutto Controprogetto, Davide Giannella, i Graziella Kriminal, Filippo Anniballi, Tommaso Leddi e se dovessimo suggerire un locale diremmo il Nautilus… una porta nascosta per accedere ad un universo paralllelo
Dove andate a ballare? a sentire musica?
Il 18 dopo l’evento all’Oberdan vi portiamo tutti al Love, in Via Melzo 5, dove Relaaxxx ci farà ballare per tutta la notte. Vi aspettiamo.
Soprattutto dove andate a bere – questo è fondamentale. Ma pure a mangiare
A mangiare a casa di mamma, a turno… son tutte brave ai fornelli! Per quanto riguarda il bere il nostro ufficio è in Coloniale.
Vi è dispiaciuto quando le ruspe di Catella hanno abbattuto il Nuova Idea?
Le città sono fatte per cambiare, però quando si cammina nei nuovi quartieri di Milano, più che essere a New York sembra di essere in New Jersey… hai presente il New Jersey?
C’è un incompiuto milanese cui siete particolarmente affezionati?
La pietà Rondanini che sembra Michelangelo stesse finendo quando è andato al bar per un aperitivo e non è più tornato…