Ad could not be loaded.

Ci (ri)vediamo ai Cerchi

Dal passaggio al circuito Arci a una programmazione che sarà ancora più fitta: in un'intervista vi raccontiamo la nuova stagione del Circolo dei Cerchi

Written by Nicola Gerundino il 27 August 2025

In un momento storico in cui gli spazi culturali e di aggregazione chiudono (o vengono sgombrati con la forza), c’è sempre da salutare con curiosità e speranza ogni nuova iniziativa che nasce sul territorio. La scorsa stagione romana è stata segnata dall’apertura del Circolo dei Cerchi, spazio centralissimo con vista Circo Massimo. Tanta musica, sia live che clubbing, mercatini e mostre: nonostante qualche momento di apprensione con relative aperture a singhiozzo, il primo anno si è chiuso in maniera positiva. Il nuovo che sta per iniziare sarà caratterizzato da tante novità, a cominciare dalla affiliazione al circuito Arci, rete che ormai è di vitale importanza per la vita culturale capitolina, senza la quale l’encefalogramma della città rischierebbe di appiattirsi molto velocemente e molti luoghi associati si ritroverebbero consegnati a chissà quale destino immobiliare. Lo conferma anche la crew dietro il Circolo dei Cerchi (e appuntamenti itineranti ormai noti quali Blaze*, Nuur, Antidoto) alla quale abbiamo chiesto un bilancio dei mesi appena passati e qualche indiscrezione sui nuovi alle porte.

Innanzitutto vi chiedo come nasce il Circolo dei Cerchi: come e quando avete incrociato questi spazi?

L’incontro con è avvenuto del tutto per caso. Abbiamo partecipato ad alcune feste private organizzate lì e ce ne siamo subito innamorati. Un antico granaio magnificamente ristrutturato, con vista sul Colosseo: una combinazione davvero unica al mondo. L’idea di farci qualcosa è venuta poi da sé. Da allora siamo riusciti a organizzare un paio di eventi che ci hanno permesso di entrare in contatto con i proprietari e di fondare un’associazione culturale al servizio della città e del centro storico, in una zona in cui realtà simili mancano totalmente.

Qual è il bilancio di primi questi mesi di attività?

Il bilancio è certamente positivo. Siamo partiti a ottobre dello scorso anno con entusiasmo e un po’ d’incoscienza: il desiderio di creare qualcosa era troppo forte per lasciarci frenare dall’inesperienza. Questo, inevitabilmente, ci ha posto di fronte a diverse difficoltà, ma, passo dopo passo, siamo riusciti a sistemare tutto. La risposta del pubblico ci ha confermato quanto fosse sentita l’esigenza di uno spazio come questo, con una proposta musicale e culturale ricercata, varia, anche di respiro internazionale, in un ambiente accessibile, inclusivo e accogliente. Dal punto di vista musicale, la scorsa stagione abbiamo privilegiato la scena più underground, invitando tanti dj e producer italiani davvero bravi: Kreggo, Notte Infinita, Soreab, La Serpiente, Marco Maldarella, Atoloi, Babe Roots, Palazzi d’Oriente e tantissimi altri, ma anche nomi internazionali come Pasci, Salma Rosa, Judaah, Zaltan, Tolouse Low Trax, Tin Man. Oltre alle serate del nostro format Blaze*, vogliamo ricordare le collaborazioni con alcuni collettivi importanti come MOAB, Ghost, Reveries, Collective Mood, Deep ’n Dance, Scherzo Segreto, Klang, Jungle, Hyperacustica, Scimmie Marine, che hanno arricchito la nostra programmazione con ospiti straordinari. Anche la musica live sperimentale e di ricerca ha avuto un ruolo importante e ci abbiamo puntato molto. A tal proposito, vogliamo ringraziare i ragazzi di Portamento per il preziosissimo contributo con il format Scivoli, nel quale hanno suonato artisti incredibili come Chantssss, Meritxell de Soto, Jacopo Buda, Hagva, Demetrio Cecchitelli, Inner Inner Life, Canva6, Francesca Heart… Se dobbiamo trovare una nota in chiaroscuro dello scorso anno, la risposta di pubblico a quest’ultima iniziativa non è sempre stata all’altezza dei nomi proposti. I trend musicali più attuali e sperimentali in altre città europee funzionano alla grande, qua invece sembra che il fruitore medio non sia ancora del tutto pronto ad accoglierli. Al di là della musica, abbiamo lanciato i mercatini della domenica, in cui abbiamo ospitato varie realtà artigianali e artistiche della città, con un’ottima partecipazione; abbiamo lanciato una collaborazione con il collettivo Folder, il cui evento multidisciplinare ci ha permesso di portare all’interno del Circolo anche arti visive e performance artistiche che indagassero il concetto di Null State. Abbiamo dato spazio ad artisti della scena romana, con l’installazione fotografica “Puertami a pisciare” del nostro amico Puertosol (che tutti possono vedere usufruendo della nostra stupenda toilette!), lo spettacolo di danza/performance di Elisa Melodia “Corpo Sintetico III” o l’esposizione delle opere di Vittorio Di Vincenzo, solo per citarne alcuni.

Da poche settimane il Circolo dei Cerchi è un circolo Arci. Cosa vi ha portato a questa scelta?

La condivisione di valori e obiettivi. Il lavoro che Arci svolge a sostegno della cultura, non solo a Roma ma in tutta Italia, è prezioso, anche se a volte poco conosciuto e riconosciuto. Far parte di Arci rappresenta anche un’opportunità per fare rete con altri spazi, aprirsi ulteriormente alla città e accogliere le tante esperienze e competenze positive che essa può offrire. Arci ci supporta in numerosi aspetti burocratici, fondamentali affinché questo luogo possa funzionare nel migliore dei modi.

C'è qualche circolo Arci di Roma a cui siete più legati e che, in qualche modo, vi ha ispirato?

La musica e la cultura non dovrebbero mai essere percepite come un problema. Anche una città storica come Roma deve riconoscere e accettare tutte le sue anime. I suoi monumenti e spazi culturali non possono rimanere cristallizzati in un ruolo di sola vetrina per turisti o diventare luoghi chiusi e deserti durante la notte. Il Circo Massimo si presta perfettamente ad accogliere grandi eventi culturali e musicali, ma è fondamentale nel frattempo non escludere tutte le realtà che già compongono il tessuto culturale della città. E qui si manifesta chiaramente la contraddizione che evidenzi. La domanda che la città si deve fare secondo noi è questa: Roma vuole essere davvero un polo culturale di livello europeo? Crediamo che le proposte di realtà come la nostra – e di tanti altri spazi di valore – dovrebbero essere riconosciute come una risorsa, come parte integrante dell’offerta culturale della città, che non può limitarsi a eventi one shot, a uso e consumo di pochi privilegiati. L’atteggiamento ostile e, in alcuni casi, la demonizzazione della vita notturna che da anni domina il dibattito pubblico, hanno contribuito all’impoverimento dell’offerta culturale, sia diurna che notturna, alimentando fenomeni etichettati frettolosamente come “mala movida”. I centri culturali vanno visti e trattati come opportunità: presìdi in cui le persone si divertono, sì, ma anche crescono, si confrontano, imparano, in ambienti sicuri, inclusivi e aperti al mondo. Perché questi luoghi non vivono solo di notte: ospitano attività durante tutta la giornata, come mostre, workshop, corsi. Roma ha tutte le potenzialità per essere una capitale della cultura contemporanea, anche sul fronte musicale e performativo, ma deve accogliere questa parte della sua identità anche a livello istituzionale. Un’identità che è diretta emanazione del suo essere, che non nasce oggi, ma che ha una sua storia, un riconoscimento e, soprattutto, un diritto a esistere nel rispetto delle regole.

Per un Circo Massimo che si apre alla musica, decine di altri spazi in città saranno edificati per accogliere migliaia di nuovi posti letto, tra strutture ricettive turistiche e (sedicenti) studentati. Che messaggio dobbiamo recepire secondo voi: ok il concertone "istituzionale", ma per tutto il resto ricordatevi che dobbiamo dormire?

I luoghi che ci hanno ispirato e che portiamo nel cuore si trovano soprattutto a Roma Est, dove viviamo e orbitiamo. Spazi storici come il Fanfulla e Trenta Formiche sono ormai leggendari e parte integrante dell’immaginario della città. Nonostante risorse spesso limitate, continuano a offrire una proposta culturale di altissimo livello.

La metratura degli spazi culturali, specialmente se musicali e legati al clubbing, negli anni si sta drasticamente riducendo. Come vi ritrovate in questa dimensione "small"?

Le ragioni di una scarsa propensione all’investimento in questo settore sono molteplici. Il contesto sociale e burocratico scoraggia spesso chi vuole mettere soldi nella cultura, spingendo verso altre scelte, più sicure e prudenti. A ciò si aggiungono l’aumento dei costi immobiliari, l’inflazione e i pochi incentivi pubblici. Tuttavia, crediamo che ci sia anche una tendenza di lungo periodo: i grandi centri del divertimento – le discoteche simbolo degli anni Novanta – hanno progressivamente lasciato il posto a spazi più raccolti, familiari e accoglienti, dove ci si può davvero sentire parte di una community. Luoghi come il nostro sono occasioni di incontro, creano sinergie e collaborazioni che si riflettono positivamente sulla città, anche in ambiti molto diversi tra loro, e fanno sì che Roma non sia ancora una città dormitorio a uso e consumo del turismo di massa.

In futuro vi immaginate di lavorare in spazi più grandi o preferite una dimensione che vi permetta di essere più liberi nelle proposte artistiche?

Al momento ci sentiamo perfettamente a nostro agio nella dimensione attuale e non avvertiamo il bisogno di cambiare, ma siamo sempre aperti a nuove proposte e sfide quindi mai dire mai. Quando ci capita di lavorare a eventi più “grandi” utilizziamo altri format o contesti diversi.

Ci potete anticipare qualcosa della prossima stagione?

Il primo obiettivo per questa nuova stagione è migliorare e ampliare l’offerta culturale e musicale sulla scia di quanto già fatto l’anno scorso. Punteremo nuovamente sulle collaborazioni con i collettivi della scena romana (e non solo), con alcune importanti novità che sveleremo a breve. Quello che possiamo dire è che queste nuove collaborazioni porteranno un ulteriore innalzamento di livello nella programmazione musicale, con nomi che calcano regolarmente i palchi dei migliori club e festival alternativi d’Europa. Per quanto riguarda la programmazione culturale “non notturna”, abbiamo in cantiere: una serie di proiezioni e workshop di critica cinematografica; una serie di dibattiti su temi di attualità (il primo sarà con Arto Sivonen, attivista climatico); appuntamenti di degustazione vini, in collaborazione con cantine piemontesi, pugliesi e laziali; una nuova serie dei nostri mercatini; una serie di workshop organizzati dal collettivo Biancofango che indagheranno sulla relazione tra teatro e sport e tanto altro ancora! Per finire, una chicca per i più audiofili: grazie alla collaborazione con il nostro geniale fonico Tommaso Bo Vignoli, stiamo creando un nuovo sound system artigianale studiato per suonare perfettamente nei nostri spazi. Saremo quindi uno dei pochi spazi in Italia con un impianto sonoro creato ad hoc. Le novità sono tante insomma e non vediamo l’ora di condividerle. Ci vediamo ai Cerchi!