Alberto Guerrini aka Pigro on Sofa ha quella spontaneità e quella voglia di conoscere cose nuove tipica di chi in provincia si annoia troppo in fretta. Però è uno che non si è perso d’animo e per la provincia di Bergamo ha gestito un negozio che in qualsiasi altra città europea ci avrebbero invidiato, da tre anni porta avanti un party e ora sta concentrando tutte le energie in uno spazio industriale dismesso che con la sua gestione potrebbe avere molte potenzialità. Oltre a tutto ciò per me è il massimo esperto della cultura gabber e il suo tumblr gabbereleganza è una raccolta di materiali fotografici (e non solo) di culture giovanili. Nei suoi dj set viene fuori il suo spirito eclettico ma anche rude, potete sentirlo sia a Festival Moderno che a Fara Fara e se volete conoscerlo meglio però dovete continuare a leggere la sua intervista.
Chi sei? Cosa fai nella vita? Da dove vieni? Cos’hai fatto ieri sera?
Sono Alberto Guerrini, 30 anni bergamasco, nella vita faccio tante cose: dj, creativo, papà e vandalo cortese. Ieri sera suonavano i Channel One Soundsystem a Bergamo e sono andato a sentirli.
Dimmi cosa sono queste tre cose:
– Stay Calmo
Stay Calmo è una club-night che curo insieme a mio fratello Ugo (GipsyGuy). Nata in maniera disinteressata (i primi party li abbiamo volutamente fatti nelle lande desolate della provincia bergamasca) doveva durare giusto una manciata di party, ma dopo 3 anni ci ritroviamo ad avere collabo con festival, diverse serate e un party versione UK (sempre che non sbattano fuori il Gipsy dopo il Brexit) che si tiene ogni due settimane al Cafè Bohemia in un bar ad Hackney di mezzi-criminali e hippy in pensione.
Coffee N Television era un negozio d’abbigliamento indipendente e riviste internazionali legate all’arte, al design e moda che abbiamo avuto per quasi 10 anni io e Nicoletta (mia moglie). Uno spazio in cui abbiamo condiviso le nostre passioni, il nostro stile, il nostro amore e la nostra giovinezza. Facevamo di tutto: allestimenti pazzi, mobilio e interior design, presentavamo brand, riviste, editavamo fanzine, organizzavamo eventi, live, presentazioni, abbiamo collaborato con artisti e tantissimo altro. Non era un semplice negozio, ma un vero punto di ritrovo, un’anima pulsante e un’isola felice per tante persone. Abbiamo dato una grossa spinta e coraggio a Bergamo. Oggi il negozio non esiste più, l’abbiamo chiuso a maggio del 2015, ora ci siamo trasformati in una società d’organizzazione eventi e consulenza artistica per brand e società. – Spazio Fase
Spazio Fase sono le ex cartiere Pigna, un complesso industriale di 40.000 mq ad Alzano Lombardo appena fuori Bergamo nel quale, da maggio 2015, curiamo, come Coffee N Television la direzione artistica e gestionale. Adesso siamo in una fase ancora embrionale e non posso rivelare molto del progetto, ma sono riposte molte speranze intorno a questo progetto. Suoni a Festival Moderno: ci dici qual è per te la cosa più moderna che hai visto ultimamente?
Così su due piedi ti direi la musica degli Amnesia Scanner.
Come ti sei avvicinato al clubbing? E poi al dj-ing?
L’incontro con la musica “elettronica” è arrivato tramite le cassette di mio cugino e le radio locali maranza, avevo 10 anni. Le cassettine erano per lo più di musica techno-progressive del Dylan, ma anche del Number One. Come radio ricordo soprattutto Discoradio, Radio Base 87.5 e Radio Deejay, alla fine sono figlio della provincia più meccanica e non mi sono mai vergognato di tutto questo background.
Qualche anno dopo ci fu la prima volta in discoteca in motorino, ma ero più interessato alla musica che alle tipe, quindi il djing è arrivato naturalmente: essere al centro dell’attenzione, ma allo stesso tempo al margine di tutto, questa cosa mi ha sempre affascinato.
Tra l’altro tu andavi al Number vero? Ci racconti un po’ che posto era? Com’è stata la prima volta che ci sei andato? E l’ultima?
Una discoteca immensa divisa su tre sale più un girardino esterno, un locale che poteva contenere anche 10.000 persone alla volta.
A livello architettonico estremamente kitsch con colonnati e statue greco-romane, affreschi, finte rocce, anfiteatri e segni zodiacali, tutto mischiato un po’ alla cazzo, ma tutto estremamente costoso e rifinito. Era una piccola città con un soundsystem gigantesco e potentissimo, luci pazzesche e soffitti che si giravano a 180 gradi; sembrava di essere a Gardaland.
Tutti quelli che conosco provavano questa sensazione prima d’entrare, un’ansia e crampi allo stomaco e il cuore che iniziava a schizzare, la potenza di quel posto è qualcosa d’indescrivibile, sia per l’energia delle persone che per il sound. Il resto è pura leggenda.
Prima volta gen. 2000 (forse? 2001) penso fosse una domenica pomeriggio qualsiasi che a 15 anni è l’evento che aspettavi da una vita, l’ultima volta un paio di anni fa è stato il ritorno di dj Ruffneck in Italia dopo parecchio tempo che non veniva da queste parti Dalla tua passione per il mondo legato all’hardcore e i gabber è nato il tuo sito gabbereleganza, ci racconti un po’ questo progetto? Intanto spiegaci cos’è un gabber? Come si identifica? Che moda segue in gabber? Poi come recuperi le foto per il tuo sito? Dove le trovi?
Gabber Eleganza nasce come blog nel 2012 di ricerca ed archiviazione di materiale fotografico e video sulle sottoculture rave e post-rave con una sfumatura molto romantica e nostalgica e una direzione del blog molto arty, come se fosse una galleria online.
Gabber in yiddish signifca amico, ma a fine anni 90 si è storpiato in qualcosa come una sorta “vandalo” o “poco di buono” a indicare i ragazzi delle periferie, specialmente di Rotterdam.
I Gabber nei 90s erano in tuta Australian e Nike.
Ci sono dei libri o riviste che hai letto per approfondire il tema? Quali sono? Ti hanno invitato anche a Parigi per una mostra, ci racconti questa esperienza? Che cosa hai esposto?
No, è roba che impari sul campo, sulla strada e dai racconti. Non esistono pubblicazioni se non piccoli saggi, qualche documentario e articoli di giornale scritti in olandese.
A Parigi gli amici di Casual Gabbers, ispirati dal mio blog, hanno creato questo evento chiamato Gabber Expo al Point Ephemere a Parigi sul Canal St. Martain. Un evento a 360° sul fenomeno sia in chiave nostalgiaca, antropologica ed artistica, un evento unico e molto originale. Io ho esposto dei posters e un artwork – carta da parati ripresi poi da Novembre mag e Margiela per uno shooting in quei giorni.
A Milano invece dove andavi e dove vai a ballare? Quando vieni a Milano quali sono i posti che ti piace frequentare o dove ti portano gli amici o gli eventi? Hai un cocktail bar, un ristorante, un museo, preferito? I tuoi drink e piatti preferiti?
Il primo club in cui ho messo piede a Milano è stato il Plastic in viale Umbria e devo dire che per diversi anni è stato il posto che ho frequentato di più a Milano. Non ho un posto ideale, frequento poco Milano e quelle poche volte in concomitanza di qualche evento o se ci devo suonare, quindi la vivo in situazioni sporadiche mordi e fuggi, ma se proprio devo dire qualche nome: Macao e Buka.
Ristornante: Wang Jiao. Drink: Old Fashioned. Piatto: Animelle al burro
Per festival moderno, che dischi pensi di mettere nella borsa per il tuo dj set?
Siamo all’aperto e d’estate, sicuramente un set molto colorato e divertente, ultimamente mi sto confrontando molto con l’idea di pop e visto che il Festival Moderno gioca su questo mood cercherò di dirlo a mio modo. In borsa ci sarà sicuramente l’ultimo di Lone
I tuoi set hanno sempre un qualcosa di eclettico ma sempre d’impronta UK, sono inglesi i suoni che prediligi?
Si è una cosa che mi viene molto naturale, venendo dalla bassa bergamasca, in mezzo al nulla della campagna e dalla desolazione di strade statali e centri commerciali sono sempre stato molto affamato di ogni manifestazione artistica, soprattutto musicale. In ogni set che propongo cerco di capire location, pubblico e mood per creare un’evoluzione della serata e non sembrare solo uno che arriva mette la sua musica e se ne va. Cerco di osare e di azzardare, ma rispettando il posto e il club dove suono, voglio lasciare il pubblico divertito, ma anche un pò perplesso ed incuriosito da quello che ha ascoltato. Ho suonato veramente di tutto, ma la grossa matrice del mio sound è sicuramente l’impronta UK o come l’ha definita Simon Reynolds Hardcore continuum ed Acid house.
Cosa fai sentire a tua figlia?
La colonna sonora di Mary Poppins a doppia velocita, la fa smattare (breakcore allo stato puro)
https://www.youtube.com/watch?v=7oRbwk63DP4
Chi è il tuo eroe?
Mia moglie Nicoletta