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Marco Rambaldi

La moda, Via Lecco e il cuore di Fernanda Pivano

quartiere Porta-Venezia

Written by Giada Biaggi il 30 September 2020
Aggiornato il 14 June 2021

Foto di Marta Blue

Auguri per sempre; questo il titolo dato alla collezione SS2021 dello stilista bolognese Marco Rambaldi  (classe 1991). La reference è la fanzine ante litteram firmata Fernanda Pivano ed Ettore Sottsass. Il risultato? Un mega-mix di cuori multicolor, cellulosa e tessuti che si è riversato un sabato mattina in Via Lecco tra fashionisti e rappresentanti della cultura contemporanea. Tra il pubblico della sfilata: Milovan Farronato, Jonathan Bazzi, Venereus e Generic Animal. E qualche sciura affacciatasi sul balcone. La moda si è presa la strada, ma non per questo è diventata di strada – a simbolleggiare come “La Strada” sia ancora quel circo borghese immortalato su pellicola da Fellini nel 1954.

Più che una sfilata, un mega-mix di cellulosa e tessuti che si è riversato un sabato mattina in Via Lecco

Rambaldi vuole dirci così come il  2020 non è l’anno in cui Via Lecco fa rima con gay street, ma l’anno in cui i muscoli cardiaci colorati appartengono a tutte e a tutti quelli che ci passano e ci restano. Fatta eccezione per Indro Montanelli, neanche a specificarlo.

 

Come mai hai scelto di sfilare in Via Lecco?

Perché è la via simbolo dell’inclusione a Milano. Nel cuore di Porta Venezia, quartiere multietnico, multiculturale, LGBTQ. Così come è il nostro brand, che fa dell’impegno sociale, dei temi del femminismo e della lotta alle discriminazioni di ogni genere il centro della sua ricerca. Non respingere ma includere e sostenere, questo è ciò in cui crediamo. E via Lecco era per noi la scelta perfetta.

Questa collezione tra gli altri omaggia anche l'amore lirico e a suo modo psichedelico tra Fernanda Pivano ed Ettore Sottsass; soprattutto passando attraverso i loro scambi epistolari trovandosi spesso in città diverse: che ruolo giocano le parole nel tuo processo creativo?

Sicuramente fondamentale, le parole ti permettono di non fermarti alle apparenze, di non giudicare senza aver approfondito. E approfondire, fare ricerca con le parole ed attraverso le immagini è ciò che mi piace fare. Trasformare concetti scritti o racconti e declinarli in capi.

Che cos'è per te il genere oggi e come lo hai declinato nei capi?

Il genere è un aspetto della vita, da non confondere con l’orientamento sessuale. Nei capi – non in tutti ovviamente – è stato declinato in maniera naturale, concentrandomi di più sulla diversità delle persone, che possono dargli vita in relazione alle proprie forme e alle proprie attitudini.

Se Milano fosse un capo-must della storia della moda quale sarebbe? E della tua SS21 nello specifico?

Milano sarebbe una camicia da uomo, indossata ovviamente da una Donna. Della nostra SS21 sarebbe la maglia con i cuori.

Da giovane creativo come vedi il futuro della moda più democratico o paradossalmente tendente ad una anacronistica elitarizzazione?

Vorrei vederlo più democratico ma purtroppo per la direzione che il mondo sta prendendo ho paura che diverrà ancora più elitario. Una cosa che però potremmo tutti iniziare a fare è comprare meno ma meglio. Più qualità e meno quantità. Più Made in Italy e meno Made in “boh”.

Cosa rispondi a chi dice che le tematiche LGBTQ è semplicemente un qualcosa di moda oggi, svuotato di ogni riverbero culturale? E come il tuo fare moda nello specifico smentisce una tale banalizzazione?

Sarebbe inutile rispondere in quanto chi la pensa così ignora e svuota tutto il mondo LGBTQ.Il nostro fare moda ha a che fare con la cultura che si è rafforzata negli anni Settanta per i pari diritti LGBTQ che ancora in Italia non vengono vergognosamente riconosciuti. E lo si può notare dai capi manifesto – come sono quelli in maglieria, a cuori arcobaleno – fino alla scelta delle persone. In generale, credo nella forza dei simboli. Specialmente quando indossati.

Ho trovato la scelta del sound della sfilata molto interessante, puoi parlarcene?

o e il mio partner e art director Filippo Giuliani abbiamo conosciuto i So Beast qualche anno fa mentre suonavano ad un evento post Pride all’XM24, uno dei più importanti centri sociali di Bologna, che aimè, è stato chiuso da un annetto. Ci hanno molto colpito e coinvolgerli per questo show è stato spontaneo: sono l’emblema di quello che professiamo in quanto sono l’unione di più culture. Il sound rappresenta lo sfogo, la liberazione, la genuinità. I tamburi, il mix dei suoni e degli strumenti.E poi la voce di Katarina: è croata e non conosceva alcun pezzo italiano, le abbiamo fatto alcune proposte e dopo pochissimo ci ha mandato una versione del tutto inedita di “Sei bellissima” di Loredana Bertè (un mito per me). L’ha fatta completamente sua, la cantano e suonano in una maniera così intima che mi viene la pelle d’oca ogni volta che la ascolto.

Hai un progetto IG based che si chiama Diari di Rivolta; perché hai sentito la necessità in questo periodo strano di dar vita a una piazza estetica dove al posto dei manifesti troviamo i post?

È nato dai Diari di quarantena, durante il lockdown assieme ad Anna Carraro abbiamo pensato di coinvolgere alcune persone che orbitano attorno al nostro mondo, per fargli interpretare i capi di archivio MR. Il risultato è stato sconvolgente, tante interpretazioni cosi diverse e così forti. Così abbiamo pensato di dare una continuità a questo progetto. D’altronde questi mesi di “reclusione” ci avranno insegnato qualcosa di buono? In casi come questo è possibile lavorare e produrre contenuti interessanti a distanza. A questo punto non più per forza in casa. Sono diventati quindi Diari di Rivolta, una rivolta quotidiana, che rappresenta il quotidiano delle persone che vogliono prenderne parte.

So che vivi a Bologna, ma, ovviamente, frequenti spesso Milano per lavoro; quali sono i tuoi luoghi preferiti della città; luoghi dove bere un drink o semplicemente fare una passeggiata?

Quando sono a Milano tendo ad essere purtroppo un po’ pigro e a condurre spesso la “vita di quartiere”, e indovinate un po’: Porta Venezia. Per fortuna anche quasi tutti i miei amici vivono vicino a me e tra i posti più frequentati adesso ci sono il Caffè degli artisti e il Bar dell’angolo. Passeggiata o pic-nic al Parco di Porta Venezia, perché con il suo nome vero non mi piace chiamarlo.