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Mistaker

Una boccata di creatività tra i due polmoni verdi del Quartiere MACRO

quartiere MACRO

Written by Riccardo Papacci il 13 June 2022
Aggiornato il 17 June 2022

foto di Guido Gazzilli

Place of residence

Roma

Tra Villa Borghese e Villa Ada, in via Salaria 292, c’è uno studio di grafici chiamato Mistaker. Tutto è nato nel 2016, grazie alle idee di Martina Tariciotti e Riccardo Casinelli, colleghi dai tempi dell’università, ai quali si sono aggiunti in seguito Valerio Di Mario e Claudia Nazionale. Nomi istituzionali, ma anche realtà indipendenti, hanno deciso già da un po’ di affidarsi a loro.

“Abbiamo due macro anime. Una istituzionale, l’altra un po’ più artistica/punk.”

Com’è nato Mistaker?

Siamo due ex IED che hanno studiato insieme. Per un tot di anni abbiamo lavorato in diverse agenzie e in diversi studi, continuando a frequentarci lavorativamente. Alla fine, all’incirca nel 2016, abbiamo deciso di mettere su uno studio per evitare di “fare le notti” per altri. Quindi abbiamo cominciato a lavorare per noi, inizialmente senza lasciare gli altri lavori, nei ritagli di tempo. Poi, con l’arrivo dei primi clienti un po’ più importanti, come ad esempio La Repubblica, siamo riusciti a strutturarci come studio, fino ad allargarci negli ultimi due, tre anni. Ora siamo in quattro.

Quali sono stati i lavori più importanti che avete fatto?

Diciamo che abbiamo due macro anime. Una istituzionale che lavora con Enel, con Poste, con grandi aziende per cui curiamo tutta la parte di infografica e reportistica, così come per grandi giornali come La Repubblica e Il Sole 24 Ore per cui facciamo infografica e video in motion graphic – il cuore dello studio è infatti sostanzialmente questo: infografica e motion graphic. L’altra anima, quella un po’ più artistica/punk, lavora per piccole realtà indipendenti come Panzoo, che sarebbe un progetto che mappa tutta la fotografia a Roma, dai musei alle gallerie, ma anche eventi, fotografi e quant’altro. È un progetto nato un paio di anni fa e pian piano sta prendendo piede. Inoltre, sono un paio di anni che curiamo la campagna del Romaeuropa Festival. Quest’anno abbiamo realizzato anche il loro rebrand: è stato un bel respiro per noi, perché, al di là dell’internazionalità, il festival porta tanti artisti molto validi. Quello che ci fanno fare, poi, è veramente bello, perché da un lato permette al nostro lato artistico di prendere il “sopravvento”, dall’altro fa emergere un po’ tutta la multidisciplinarità dello studio: passiamo dal cartaceo al digitale, dal momento che la comunicazione della rassegna è divisa tra affissioni tradizionali e affissioni in movimento.

Certo, è un festival molto vario, che spazia dal teatro alla musica.

Esatto, assolutamente. Poi si tratta di un festival molto legato alle personalità degli artisti, quindi spesso ci capita di fare qualcosa di specifico proprio con dei singoli soggetti. Questo ci permette di confrontarci con una dimensione del nostro lavoro molto più aperta alla sperimentazione, anche dal punto di vista del design.

Qual è il vostro rapporto con questo quartiere?

Ottimo. Poi è strano, perché ogni volta ci chiedono: “Ah, ma perché state lì?”. Per alcuni questo è solamente un quartiere di avvocati e banche. A noi però piace proprio questo passaggio, perché in fin dei conti facciamo qualcosa di molto creativo, ma anche di molto istituzionale. Uscire qui è bellissimo. Hai il Coppedè, hai i parchi, i monumenti. Certo, manca un po’ di nightlife, ma quando stacchi dal lavoro hai bisogno anche solo di prendere una boccata d’aria e stare un po’ in pace. Senza considerare che da un annetto c’è anche il nostro cane.

E anche lui ha sicuramente le sue pretese.

Eh sì!

Comunque, per quanto riguarda la nightlife: voi vi trovate ai confini del Quartiere MACRO, ma vicino al Museo le cose sono un po’ cambiate. Ci sono tanti locali.

Sì, quello sicuramente. Però si tratta di una nightlife che a mezzanotte inizia a spegnersi.

Forse sì, diciamo che va forte a orario aperitivo. In generale, comunque, vivete abbastanza il quartiere.

Sì, oltre alle cose di cui parlavamo prima, ci fa piacere sapere che a pochi passi c’è la GNAM e altri spazi da cui possiamo prendere ispirazione per i nostri lavori. Ci piace molto fare delle pause pranzo “turistiche” o prenderci una mattinata, quando possiamo, per fare anche dei giri di ricerca. Spesso andiamo alla libreria del MACRO, magari quando ci servono degli spunti o delle ricerche per qualche progetto nuovo. Ha una bella libreria, super fornita. Inoltre è stato anche il primo posto a cui abbiamo chiesto di distribuire la mappa di Panzoo.

Avete notato cambiamenti rilevanti nel quartiere da quando siete qui?

Be’, diciamo che il quartiere si è svuotato molto. La sede principale dell’Enel in viale Regina Margherita ora è in fase di ristrutturazione, quindi manca tantissima gente. Te ne accorgi più che altro quando vai a pranzo, o in generale nei locali come bar e gelaterie. Si nota che c’è molto meno trambusto, anche se qui il traffico non manca e il quadrante è sempre bello incasinato, specie di giorno.

Il vostro lavoro invece è cambiato in qualche modo da quando siete qui?

Proprio poco prima dell’inizio della pandemia avevamo iniziato a organizzare una serie di eventi qui in studio. O meglio, più che una serie abbiamo fatto in tempo a realizzare soltanto il primo…

Direi un tempismo perfetto!

Infatti! Il progetto si chiamava “Make Mistake With” e il primo appuntamento è stato con Enrica Masi, architetto originaria di Latina che lavora in Olanda. Ci eravamo già incrociati per vari lavori per cui le avevamo chiesto se voleva fare qualcosa nel nostro studio, con il fine ultimo di realizzare un progetto e una mostra. Enrica ha portato diverse sue opere, abbiamo aperto lo studio dalle 18:00 alle 23:00 con aperitivo e bevande gratuite. Una cosa un po’ casalinga, ma neanche troppo alla fine. Avevamo invitato tutti i nostri contatti del quartiere, ma anche altri studi, per chiacchierare e collaborare. Principalmente l’idea era quella di prendere una boccata d’aria e fare un po’ di sperimentazione e di network. È stato bellissimo. Peccato che poi hanno chiuso tutto!

Peccato!

Sì, però l’idea di invitare persone qui in studio o comunque di sfruttare gli spazi che abbiamo a disposizione la vorremmo riprendere. Anche perché è questo il contributo che vorremmo dare al quartiere.