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Nessun confine, genere e limite: l’Hacker Porn Film Festival si racconta

In vista dell'edizione 2023 della rassegna, in programma dal 26 al 30 aprile, abbiamo fatto due chiacchiere con il fondatore Lucio Massa

quartiere Pigneto

Written by Nicola Gerundino il 13 April 2023
Aggiornato il 19 June 2024

Place of residence

Roma

In una società in cui la pornografia è accessibile su qualsiasi dispositivo digitale e connesso alla rete, cosa rappresenta ancora? Che messaggi può veicolare? Che muri può buttare giù? Che immaginari può disegnare e ridefinire? Ancora parecchi, è la risposta dell’Hacker Porn Film Festival, rassegna a cadenza annuale che dal 2017, per un lungo weekend, riempie di visioni e suoni gli spazi del 30Formiche al Pigneto. La pornografia, quella indipendente e alternativa, può ancora essere sovversiva ed essere al centro di tutte le battaglie sui diritti e la sessualità che vengono portate avanti in primis dalla comunità LGBTQ+, ma non solo, contro spinte sociali e politiche che invece parlano di restrizioni e limitazioni, mitizzando pericolosamente un passato che migliore non era. Ne abbiamo parlato con Lucio Massa, fondatore del festival insieme a Fran Stable, in vista dell’edizione 2023 in programma dal 26 al 30 aprile (qui il programma completo).

 

Come e quando nasce l'Hacker Porn? Quale è la sua storia e l'idea alla base?

L’Hacker Porn Film Festival nasce a Roma nel 2017 da un’idea di Fran Stable, produttore di “Porno e Libertà”, documentario vincitore di un Nastro d’Argento, e di Lucio Massa, produttore di diversi film porno indipendenti. La missione del festival è dare valore e visibilità alle produzioni che fanno dei corpi, della sessualità e delle transizioni tra i generi, i nuovi soggetti d’indagine e ricerca. Il post-porno come scrittura in grado di scardinare i generi, le convenzioni linguistiche e il rassicurante cinema di intrattenimento a cui siamo abituati. Per perseguire questo obiettivo in maniera coerente e assoluta abbiamo scelto la linea della completa autoproduzione e indipendenza.

Ho da sempre una curiosità sul nome: perché hacker? Come si innesta il concetto di hackeraggio su quello di pornografia?

Il nome è un forte ancoraggio a una delle missioni del festival: hackerare e destabilizzare il sistema convenzionale di fruizione del cinema pornografico. La pornografia come antidoto alla pornografia.

Come raccontereste il festival a chi non c'è ancora mai stato?

Come un’esperienza da attraversare in presenza. La visione dei film, la location, uno spazio safe in cui sperimentare i propri limiti e i propri tabù. È un festival in cui sperimentare e sperimentarsi.

Quali sono i contenuti del festival? Cosa si vede e cosa si ascolta?

HPFF dà visibilità alle produzioni indipendenti e presenta lavori che scardinano i generi, le convenzioni linguistiche e il rassicurante cinema di intrattenimento. Alla base delle nostre scelte cinematografiche ci sono temi non convenzionali e “immaginari altri” .

Quali saranno i contenuti e le novità di questa edizione 2023?

Quest’anno abbiamo fatto ritorno a temi oscuri: vogliamo problematizzare alcuni tabù e immaginari utilizzando i film come strumento di rottura. Abbiamo voluto riscoprire alcuni lavori del passato di Lasse Braun (“Body Love”) e il primo lungometraggio porno di Bruce LaBruce (“No Skin Off My Ass”).

Come nasce il programma dell'Hacker Porn?

Utilizziamo la piattaforma FilmFreeway, dove le persone possono iscrivere i propri lavori. Riceviamo di media 250/300 film, tra lungometraggi, cortometraggi e documentari. Un gruppo di persone poi seleziona i lavori migliori e quelli che raccontano in modo efficace l’immaginario dell’HPFF. Nessun confine, nessun genere e nessun limite: il nostro programma è un flusso di coscienza.

Da anni collaborate con il 30Formiche come sede, immagino che non abbiate deciso di confinarvi in un cinema proprio per la possibilità di riversare la dimensione visiva in quella fisica: il contatto dopo la visione.

Il 30Formiche è il nostro perfetto partner in crime. Il bunker è la sede ideale per un festival come l’HPFF. C’è da dire che senza la sensibilità e la disponibilità di Giuseppe Giannetti questo festival non si sarebbe mai potuto fare. I corpi sudati e non normati che presentiamo stimolano l’esplorazione e il 30 Formiche è il posto migliore in cui poterlo fare in modo safe.

Una parte ormai fissa dell'hacker porn sono i dj set di fine serata. Come vivete il rapporto tra porno e musica in generale e tra porno e clubbing in particolare?

L’esperienza che offre l’HPFF permette, appunto, di sperimentare il proprio corpo in modi differenti e alternativi. La musica ne è parte determinante e integrale e la relativa line-up è una esperienza nell’esperienza. Pornografia e musica sono una possibile risposta al tema della libertà e del benessere.

Parlando di città, a Roma esiste una cultura o una scena porno "underground" (passami il termine) che sentite affine all'Hacker Porn?

Sì, a Roma ci sono diverse persone che alimentano la cultura sex positive e portano avanti progetti molto interessanti sulla libertà sessuale, sulla sessualità alternativa e sull’inclusione. La Tana Libera Tutt*, Kinky Girl e Safffo sono realtà molto radicate sul territorio e con cui condividiamo valori e progettualità.

Qual è la vostra rete in città?

Il 30Formiche, il Fanfulla, il Company, Pianeta Sonoro, Tuba, Pescheria: sono tutti posti in cui si attraversano temi e sensazioni affini all’HPFF. C’è una visione di cura delle persone che è continua fonte di ispirazione.

Roma è una città pornografica?

Assolutamente sì! È un continuo stimolo a usare la pornografia per combattere la censura.

In generale, qual è lo stato di salute della pornografia in Italia?

Dal punto di vista commerciale, il porno è praticamente scomparso dalla produzione e distribuzione tradizionale. Il consumo invece è aumentato, mentre la modalità di fruizione è rimasta identica: in solitudine. Prima c’erano VHS e DVD, ora internet. La gente desidera entrare in contatto con la pornografia, ma continua a vergognarsene. Diverso è il discorso che riguarda la scena sex positive e underground, dove invece c’è consapevolezza e condivisione.

Cosa è la pornografia oggi, nel 2023?

Di base la pornografia resta ancora un modo in cui moltissime persone formano la propria educazione sessuale. È per questo che il consumo di pornografia continua ad aumentare, mentre a differenziarsi sono solo gli strumenti di produzione e distribuzione. Da giornali e cinema si è passati a VHS e DVD, ora invece i protagonisti sono i siti internet e le piattaforme interattive. Noi cerchiamo di offrire una visione alternativa di pornografia, che abbia una sua eticità e rappresenti quante più visioni e immaginari alternativi possibili.

Dove risiede a oggi la carica sovversiva della pornografia?

La nostra società (istituzionale) fa solo finta di evolversi, la verità è che sui temi della libertà sessuale, dei diritti e dell’inclusività ha messo la marcia indietro. Ci sono echi medioevali che parlano di famiglie tradizionali e temi religiosi soffocanti per morale e modello proposto. Ecco, la pornografia può e deve essere un modello per sovvertire una cultura che nel 2023 risulta essere retrograda e completamente avulsa dalla direzione in cui la società (reale) sta andando.