Rocco, in passato fomentatore di folle con la crew Reset!, è la mente di Body Heat, etichetta discografica e festa danzante che unisce la dimensione live a quella del club su basi disco e funk. La musica è sempre la sua prima ragione di vita e nel quartiere Sarpi, dove è nato e cresciuto, sviluppa i suoi progetti artistici. Come le calde serate al KTV, un localino assurdo nel cuore della Chinatown milanese, che spesso si muovono in un’altro luogo cruciale del quartiere: la fucina creativa del Tempio del Futuro Perduto. Per scoprire i segreti di Sarpi abbiamo parlato con Rocco ed ecco cosa ci ha raccontato.
Chi sei? Da dove vieni? Dove vivi? Cosa fai nella vita?
Ciao sono Rocco, sono cresciuto a Milano, dove vivo attualmente. Nella vita, principalmente, organizzo feste danzanti e produco musica.
Perché hai scelto di vivere in Chinatown? Raccontaci la tua giornata tipo in quartiere.
Mah guarda lo hanno scelto i miei genitori quando Sarpi ancora era lontana da essere la ‘place to be’ – parliamo del 1999 – io poi ci sono rimasto perché mi son sempre trovato bene.
La mia ‘giornata tipo in quartiere’ non esiste (lavoro chiuso in casa, altrimenti sono fuori dalla nostra zona), ma spesso passa da alcuni rituali come la colazione fuori, o il pranzo fuori, o il drink in piazzetta al crepuscolo.
Cos'è Body Heat?
Un evento dove si fa festa ascoltando e ballando musica dal funk al turbofunk (passando da disco, house, soul ed acid jazz), suonata sia dai djs che dai musicisti. È anche una label (Body Heat Music) ed un collettivo (Body Heat Gang Band).
Com'è nata l'idea di fare una festa dentro un karaoke cinese? Come l'avete sviluppata?
Io volevo fare una festa dentro quelle mura, aldilà del fatto che ci fosse un karaoke cinese. Sono le mura di uno dei primi clubs di Milano (si chiamava Pink Elefant) e mi ricordava molto quella del club dove è cominciata la mia carriera di promoter e dj a livello professionale: il Sottomarino Giallo. Le contingenze han voluto che in quelle mura ci fosse un karaoke con gestione cinese. Il locale è ampio e diviso in salette, per cui – dato che la nostra è una festa divertente in cui si sorride molto e si cazzeggia molto – perché non lasciare qualche saletta per far cantare il nostro pubblico All’inizio ero dubbioso ma la verità è che cantare piace a tutti.
Ci racconti questo posto speciale che prende il nome di KTV? Come è fatto?
In verità KTV vuol dire ‘karaoke’ ed è un nome comune, come dire “discoteca”. Il nome del locale era Baolijin ed ora è Polygram. Al piano superiore è un bar X a cui non daresti 10 centesimi, sotto invece è tutto un mondo da scoprire, ci sono 7 salette più o meno grandi e misteriose e c’è una sala principale, che a rigore sarebbe il bar, quando facciamo Body Heat però trasformiamo questa sala nel dancefloor principale ed il bancone in consolle. Chiaramente la abbiamo acchittata di tutto punto con discoballs, luci, soundsystem che spettina.
Cosa ti piace del quartiere Sarpi? Quali sono i suoi punti di forza dal tuo punto di vista?
Ti devo dire la verità? Sempre meno. Sta completandosi la gentrificazione, i prezzi sono alle stelle, sono arrivati un sacco di fighetti che stan cambiando velocemente la natura del quartiere. Paolo Sarpi è sempre stata una via commerciale a vocazione popolare, dal dopoguerra fino ai primi 2010’s quando è stata chiusa per i grandi lavori. Nel 2015/16 quando ha riaperto ed abbiamo iniziato a fare Body Heat era ancora una zona di fermento, con gente curiosa e che apprezzava cose diverse che ci è venuta a vivere o che veniva in pellegrinaggio per mangiare, curiosare, respirare aria di nuovo oppure venire alle feste. Ormai è diventata trendy ed il tessuto sociale è perlopiù composto da pettinati, famigliole felici con bimbi sorridenti e cani bellissimi, professionisti meridionali che arrivano da realtà di piccoli paesi e a cui piacciono ordine e pulizia, qualche hipster benestante e qualche zarro brianzolo che fino a due mesi fa non si spingeva oltre Corso Sempione o Corso Como. Il punto di forza per me rimane la dimensione multiculturale e un po’ globale, a garantire un po’ di dinamicità.
Dove fai colazione la mattina? Dove mangi? Ovviamente qual’è il tuo ristorante cinese preferito in zona? Mentre dove bevi un cocktail?
La colazione fuori alla Martesana o al Forno Cantoni – che in verità sta in Pier della Francesca – il pranzo dal Mimì Gourmet, qualche volta dai calabresi di Sbunda (entrambi in Baiamonti) oppure da Calu in Cesariano, così come il drink alla Librosteria, oppure in qualche bar del cazzo (con tutto il rispetto) in Sarpi, tipo il CIN CIN. Rarissimamente, quando uno strano istinto autolesionista si impossessa di me, finisco da Otto.
Ristorante cinese preferito? Ma bho Jubin mi riempie sempre la panza, da Wang Jao invece hai l’impressione di mangiare più sano, di solito vado ad uno di questi due. Ce ne sono anche altri il cui cibo non è male, però non ci vado più perché ne esco sempre puzzolente e no, non mi sento di consigliarveli.
Quale colonna sonora sceglieresti per Sarpi?
Ovviamente Body Heat Disco e il presto pronto Body Heat Disco vol. 2.