SuperSarpi

Sarpi vista da Mirti

Lo sguardo estremo di Stefano Mirti, esploratore metropolitano, sulla Chinatown milanese

quartiere Chinatown

Written by La redazione il 15 July 2020 Aggiornato il 27 August 2020

La prima cosa che ho letto di Stefano Mirti non è stato uno dei suoi molti libri sul design, ma una guida clandestina a Tokyo che faceva girare solo tra amici e conoscenti. Era più uno strumento di seduzione che una guida come la intenderemmo oggi, e risaliva a qualche anno prima, a cavallo del millennio, quando aveva passato un lungo periodo di studio e di lavoro in quella città.
Da allora la sua frequentazione delle città orientali è stata più che intima (è una delle poche persone al mondo che riesce a mantenere una relazione ventennale con una partner che risiede a 9000 km di distanza, a cavallo tra Milano e il Sud Est Asiatico). Ma non si tratta di una classica relazione da expat, lo sguardo bleso del sotuttoio come si vive nel mondo: il suo è uno sguardo sempre straniato su ogni città, dalla propria città di origine, Torino, alla Milano in cui vive e lavora, a qualsiasi altra città in cui gli capita di passare.
Questo è il motivo per cui gli abbiamo chiesto un consiglio su dove girare a Sarpi, che Stefano ha frequentato moltissimo negli anni in cui ha diretto la sede di via Giusti della Scuola di Arti Applicate del Castello Sforzesco (ora in trasferimento al Gallaratese).
“Per me l’entrata simbolica al quartiere resta dal Circolo Combattenti e Reduci di Piazzale Baiamonti, con la sua sala d’ingresso con mitragliatrice, gagliardetti, oggetti guerreschi e anche da deboscio, e l’esterno col glicine” – esordisce – “Ma a quel punto non si può non fare una tappa anche al giardino Lea Galofaro, anche quello un luogo che è in prima istanza una condizione dello spirito”. Poi, una volta entrati nelle strade cinesi, è fondamentale non perdersi tra le vetrine ammassate di vestiti e oggetti e fare attenzione ai punti di riferimento di questa Chinatown che è oramai un tassello imprescindibile della Milano contemporanea.

Il primo è Johnny Fix (via Giordano Bruno), ogni anno sempre più rilevante e importante. Nessun Apple Store può raggiungere lontanamente l’efficienza di questa straordinaria officina della riparazione di cellulari e computer che il mondo ci invidia. Pochi i milanesi che non abbiano qui portato almeno una volta un telefono per uno schermo rotto o una pila da cambiare.

Poi c’è l’Oriental Mall, 5 piani affacciati su via Paolo Sarpi, che ha preso il posto dell’OVS, dove, nonostante le dimensioni relativamente modeste, si trova di tutto, dal cibo ai vestiti, all’hotel con sauna, le suppellettili più barocche fino al prêt-à-porter più improbabile. Fondato qualche anno fa dai gemelli Michele e Francesco Hu, ex studenti della Bocconi, è un’altra tappa che non si può perdere.

Sempre su via Sarpi al 26 (è un po’ nascosto, va cercato, passare il portone…) c’è il Centro Culturale Cinese, dove si possono frequentare molti corsi diversi (di lingua, di calligrafia, arti marziali, ping-pong, scacchi cinesi, go). È il luogo da dove partono i dragoni a Capodanno, dove si celebrano i gemellaggi Italia-Cina, si allestiscono mostre dell’amicizia e dove hanno distribuito le prime mascherine insieme ai kit anti-Covid. In tutto e per tutto, un pezzo di Cina nel cuore di Milano.

In via Fioravanti si entra in una dimensione più cinese-cinese, regno del wedding business, dai vestiti e di tutto il resto. Tra le varie è sede anche di uno dei più famosi karaoke della città, il KTV PartyWorld, con le stanzette affacciate sul cortile interno. L’altro karaoke (questo un poco più intrigante, con stanze sotterranee, etc), è il Baolijin KTV che si trova a pochi metri più in là, tornando su Paolo Sarpi, al 33.

Poi, in via Morazzone c’è un grossista (che vende anche al dettaglio) che rifornisce i ristoranti cinesi di qualsiasi oggetto e strumento possano avere bisogno, dalle cucine alla sala, stoviglie, utensili, cascate infinite ai budda e gatti dorati che fanno ciao con la zampa.

Sul fronte gastronomico, partiamo dall’eccellente Ottimofiore (il siculo di Chinatown), mentre per il resto si possono fornire cinque coppie:
– due gelaterie agli estremi di Sarpi, Chateau Dufan dai mille gusti (lì è stupido prendere fragola o nocciola, bisogna provare gusto Winner Taco o Rocher o altre gusti più improbabili) e all’opposto in via Canonica dal Bellavia (gelateria siciliana): da provare le granite e la frutta (realmente spettacolare).
– due pizzerie “milanesi”, con la pizza alta al taglio: da Mimmo e da Giuliano, in via Albertini e in via Sarpi.
– due bar: la torrefazione Coraçao do Brasil, dove fino qualche anno fa c’era un grandissimo pappagallo che torreggiava scenograficamente su sacchi di caffè, e il Crackerjack café in via Canonica, fondamentale per guardare le partite di calcio (grandi quantità di schermi televisivi a coprire ogni possibile linea visuale).
– tra i mille cinesi, penso che almeno una volta si debba esplorare quella specie di portaerei di Jubin, con doppio ingresso e all’interno uno spazio labirintico tipo videogioco a più livelli. Ma il mio preferito è Lang Chang su via Aleardi angolo via Sarpi, che ha una scelta di verdure (fave, bambu, vuoto-di-cuole, cavoli cinesi) superiore a qualsiasi altro.

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