Pensare all’architettura in termini di interventi su larga scala è solo uno dei modi possibili di intendere quello che è un processo mentale prima che costruttivo, e che spesso al contrario incomincia laddove risiedono i dettagli più discreti.
È questa la sfida che il designer Giulio Iacchetti ha proposto a cinque tra gli studi italiani di architettura più importanti al mondo, ovvero quello di pensare al loro ruolo artistico ripartendo da un elemento archetipico, quello della maniglia che contraddistingue e caratterizza l’identità della casa dall’origine dei tempi. Attraverso un’operazione sottile Iacchetti, oggi direttore creativo per Dnd, conduce i cinque studi (Stefano Boeri, Alfonso Femia, Maurizio Varratta, Cino Zucchi e 967Arch) in un percorso di astrazione dalle dinamiche abituali nel quale processi e materiali, costretti a un drastico ridimensionamento, si concretizzano in un elemento ormai soggetto a leggi del tutto nuove.
Focali sono poi anche i temi del cambiamento di scala e del rimando iconico al valore della porta che ritornano rimarcati nella proposta di allestimento curata dallo studio Librizzi, incaricato per questa occasione di dare forma al racconto celebrando i 50 anni di storia dell’azienda bresciana. Un evento per raccontare la storia dell’uomo come “abitante” e il valore progettuale come manifesto aperto verso un futuro che, proprio come i più alti palazzi, si costruisce partendo dalle piccole cose.
Scritto da Luca Toscano Otto