“Avere un violon d’ingres” è un’espressione idiomatica francese che sta a indicare un artista con molteplici passioni e capacità espressive: in modo molto più prosaico qui diremmo “poliartista”, ma vedete bene come suoni decisamente meno poetico e non certo più comprensibile.
Il termine si riferisce al pallino per la composizione musicale, principalmente per il violino, del pittore Jean-Auguste-Dominique Ingres – Prix de Rome e direttore di Villa Medici dal 1835 al 1841. Ecco il fil rouge dell’esposizione di Villa Medici: una mostra tutta dedicata alle seconde forme d’arte praticate dai più svariati artisti conosciuti per una qualche altra attività. Se per chiunque è impossibile ignorare in che tipo di arte primeggiassero Guillaume Apollinaire o Federico Fellini, Patti Smith o René Magritte, per quasi tutti è probabile che le seconde passioni di certe figure inarrivabili dell’arte e della cultura mondiali siano sconosciute o tutt’al più ricondotte alla categoria di esercitazioni.
Molto spesso, invece, queste incursioni in diverse forme d’arte sono l’emblema stesso della creatività, l’esempio di una qualità che sempre più pare sfumare nell’attuale mondo dell’iperspecializzazione. In fondo, ogni forma espressiva germoglia da qualcosa di più profondo e di più generale. E la mostra all’Accademia di Francia non è che la testimonianza di questo principio.
Scritto da Enrica Murru