Conosco Motta fin da “tempi non sospetti”, da quando cantava ancora in inglese nei Criminal Jokers, ben prima del suo meritato successo da solista. Quando stava lavorando al suo esordio, “La fine dei vent’anni”, mi parlava spesso della sua passione per i Tinariwen, della sua ossessione per i ritmi del tuareg blues e di quanti strumenti africani avesse acquistato: basterebbe ascoltare “Prenditi quello che vuoi” per cogliere queste influenze. Per questo, quando ho letto del suo concerto con il gruppo femminile del Niger Les Filles des Illighadad, non mi sono stupito. Non solo i fan di Motta potranno godere di nuovi arrangiamenti e scoprire che, se si vuol ascoltare ottima musica con le chitarre oggi, bisogna rivolgersi al Nord Africa, ma, finalmente, chi lo ha snobbato inserendolo per errore nel calderone dell’it-pop potrà scoprire un artista potente e raffinato.
Scritto da Livio Ghilardi