Le strade della medina di Tétouan si muovono tortuose tra le pareti bianche e indaco, fino ad aprirsi verso il blu che unisce cielo e mare. La città è il primo assaggio di Marocco, oltrepassato lo stretto di Gibilterra, ed è anche la maggior ispirazione del lavoro di Mohamed Larbi. Un crocevia che ha portato nel tempo incontri e scontri, in continuo mutare, come gli eventi che si sono mescolati su queste terre. Rahhali dipinge, disegna, incolla e assembla oggetti comuni, lavorati o semplicemente uniti tra loro, per creare i suoi microcosmi in scatole di fiammiferi : semi-sogni e semi-realtà.
La semplicità del mezzo pone l’opera in prospettiva: ridurre un intero universo in così piccola scala consente di coglierne l’essenza più profonda. Per farlo completamente, però, non si può fare a meno delle preziose parole, le stesse che, invece, Bouhchichi prende in prestito dalle lingue berbere, incidendole su bastoni intrecciati secondo le fantasie dei tappeti tradizionali. Con l’utilizzo di legno, latta o rame – i materiali tipici dell’artigianato marocchino – l’artista affianca la tecnica alla struttura, le parole alla forma. Le sue opere, muovendosi tra l’estetica e il sociale, evidenziano il forte legame con la tradizione e la storia, così come la sensibilità verso la “questione razziale”.
Scritto da Giulia Berardi