La psicologia ci ha messo quasi 200 anni per capire (forse) quello che abbiamo nella capoccia, eppure la sensazione è quella che bisognerà riscrivere tutto daccapo – o comunque fare un update di vastissime dimensioni – per come nuove tecnologie e social media stanno modificando tutti nostri parametri: dalla coscienza del sé a quella dello spazio e del tempo.
Il titolo di questa mostra, “Present Tense”, ad esempio getta luce su uno degli aspetti più eclatanti di queste trasformazioni in atto, vale a dire la sensazione di vivere in un presente esteso e tendenzialmente infinito, dove tutto e tutti esistono allo stesso momento, senza soluzioni di continuità. Un altro fenomeno che sta facendo prepotentemente il suo ingresso in scena è quello sui cui si sta concentrando proprio Sarah Howe: depersonalizzazione e derealizzazione, ovvero avvertire se stessi e il mondo in maniera distaccata e dissociata. Tom Lovelace, invece, nei suoi lavori si focalizza molto sullo scontro continuo tra reale e immaginario.
Una scelta coraggiosa, quella della galleria Matèria, per festeggiare i suoi primi quattro anni: il presente si sta rivelando più fosco che mai e indagarlo non può che far emergere nuove inquietudini. Ma un arte che voglia essere contemporanea e agganciata alla contemporaneità non può esimersi da un’immersione totale in questa nuova materia oscura.
Scritto da Nicola Gerundino