Stasera ci troviamo al cospetto di un maestro della manipolazione emotiva. John Talabot è uno di quelli capaci di trascinare melodie morbide e tristi e trasformarle in un ricordo di mezza beatitudine. Sa quando far entrare, di nascosto, acuti frammenti vocali e spingere il tempo per rinfrescare la situazione.
Ogni pezzo è come una sequenza di immagini che scorrono alla velocità di 120 bpm, soglia minima per danzare. E ballerai, tra l’incanto delicato dei suoni di Talabot, tra le sue visioni sonore da produttore che non vede l’ora di spingersi verso l’altrove .
I bassi profondi ci fanno immergere in una dimensione synth-cosmica rigogliosa e verde tropicale, ma è un attimo per scoprire suoni esuberanti un po’ disco, un po’ metallici, un po’ neon 80. Nemmeno questa volta sappiamo esattamente che musica ci porterà, ma fatti prendere per mano e seguilo. Chiudi gli occhi e lasciati ipnotizzare da un’elettronica spontanea, mai naïf, che tocca le corde tanto dei clubber ibizenchi quanto dei primi devoti al Primavera Festival. Stasera all’Apollo soffierà una brezza balearica che ah!, se solo Milano avesse il mare…
Scritto da Vanessa Pinzoni