Mettetevi comodissimi stesi in orizzontale a letto, cuffie alle orecchie, e fate girare “Open Me” di Roza Terenzi, uscito per la label del Dekmantel Festival.
In sette minuti ascolterete tutto l’universo dell’ambient-house, della letfield più svolazzante, degli Orb, di una dance dal perimetro parecchio allargato, tangente coi territori dell’illbient, dello psyambient, della psytrance e tutto quell’ecosistema di suoni che prevedevano colorazioni fluo, sfondi new age, e – vabbè – psicotropia come pioggia nella foresta Amazzonica.
Belli quegli anni, belle quelle cose lì, bello il ricordo degli Opus III. E, al netto di trovate retronostalgiche, Roza Terenzi si fionda in quegli ambiti musicali, provando a sorpassare gli steccati, inonando il tutto con house, breakbeat e sorrisoni che arrivano fino alla sua terra, l’Australia. Apri(mi) tutto, letteralmente.
Scritto da Kyösti Vainio