Un mio caro amico dice sempre che vorrebbe isolare e cancellare dalla faccia della terra il giorno in cui, in maniera quatta quatta e sordida, l’avocado ha iniziato a sostituire il cazzo nei cuori delle donne del mondo. Io gli rispondo che non avendo di questi problemi, e che preferendo ancora il frutto peccaminoso che più si avvicina alla banana a quello in oggetto in queste righe di invettiva, non posso dargli una mano. E che comunque appoggio la sua battaglia contro l’incomprensibile ascesa dell’avocado.
Il povero frutto centro-sud americano non c’entra ovviamente nulla. Gusti a parte, se amate il suo sapore indefinito e verde, se amate la sua consistenza sempre troppo tendente verso gli estremi opposti (o troppo molliccio e maturo o troppo acerbo e indigeribile) non saremo noi certo a giudicarvi. Quello che voglio dire è: siamo sicuri di volerci conformare globalmente anche in fatto di cibo? L’isterismo collettivo è di portata eccezionale e lo testimoniano i numerosi locali, festival, bar dedicati in maniera esclusiva a questo frutto. Senza considerare – cosa comunque non da poco – come i desideri occidentali sovraccaricano in maniera rovinosa le colture nei paesi d’origine. Per farla breve: non rompete le palle e mangiatevi una puttanesca. Fate bene alla terra, a vostra nonna e al mio amico.
Scritto da Martina Di Iorio