Jack ha fatto dell’arte di arrangiarsi e improvvisare la sua forza. Negli anni della gioventù difficile come ora al timone del dancefloor in un mega-club. Carattere amabile, tipico lad scozzese dall’aria scanzonata e dj eclettico con selezioni che spaziano dalla disco all’electro-rock, è amatissimo a ogni latitudine.
Raramente ho visto l’entusiasmo che circonda Jackmaster speso per altri professionisti del settore. Alla presentazione del suo “Dj-Kicks” da Phonica, in centro a Londra, la fila ha fatto il giro dell’isolato: impossibile accomodare tutti, ovviamente. Lui si è presentato sorridente con la borsa dei dischi e con una cassa di bottiglie di Buckfast, vino fortificato con caffeina e feticcio della comunità ned scozzese. Mi passa una bottiglia, io la apro, ne assaggio un goccio e la faccio subito girare: lui mi guarda e fa «Drink up, man!» e poi schiaccia play sul giradischi.
Al Sunfall, sotto la tenda da circo, ha pompato adrenalina nelle casse con una sequenza assurda di bangers, provocato un microclima da affollamento e un paio di svenimenti. E con più di 200 date all’anno, Jack non è più il guascone che ti fa «Voglio prendere quello che ha preso lui», ma un dj autorevole, pur senza alcuna produzione alle spalle.
Scritto da Raffaele Paria