Le bianche cornici disposte in sequenza ordinata sulle pareti della galleria, che racchiudono eteree sagome di grattacieli, assomigliano al classico display di una mostra molto concettuale. Tuttavia il pattern che da forma alle sagome è una scritta ossessivamente ripetuta: too big to fail, il mantra neoliberista che ha sdoganato il salvataggio delle banche a spese dei cittadini che esse stesse avevano truffato e ridotto in miseria. È interessante che Stefano Serretta abbia esposto questa serie di opere, conclusione di un progetto di lungo periodo chiamato Shanty Town, in uno spazio immerso nell’area di Porta Nuova, epicentro dell’interazione tra Real Estate e finanza a Milano.
Shanti Town mette in atto una mappatura sempre in divenire di colossali edifici incompiuti o collassati sotto il peso dei sistemi che rappresentano: a Dubai, a Kuala Lumpur, a Chicago, a New York, in Cina, i palazzi ritratti sono le rovine del capitalismo, i fantasmi delle crisi cicliche che gettano a ritmi sempre più ravvicinati il mondo nel terrore.
Degli incompiuti che interrogano, muti nella loro irrealtà, il destino che incombe sulle retoriche dell’ottimismo forzato, del marketing urbano, delle magnifiche sorti e progressive di leopardiana memoria. Nessuno, in realtà, è troppo grande per fallire, e più si rimanda il fallimento più immense saranno le sue dimensioni.
Scritto da Lucia Tozzi