Se fossi una spia di Vice questo articolo inizierebbe così: “Mi sono travestita da trapper e sono andata al Nice Club”. Per fortuna invece lavoro per ZERO e vado a ballare non per prendere per il culo gli altri, ma perché è l’unica cosa che ancora riesce a stupirmi. Come questa serata. Nonostante simpatizzi per trap e dintorni, non posso dire che sia proprio il mio territorio. Ma mi dicono che l’Apollo diventi una pista più genuina e sentita quando il sabato si riempie di questo pubblico molto giovane con la passione per marsupi e Auto-Tune.
Tre Campari shakerati in corpo, pelliccia blu elettrico, amica in solitaria incontrata per caso al bancone del bar, e via all’Apollo. Caldo, molto caldo. Gente, tanta gente. A contatto gli uni con gli altri aspettiamo l’inizio del concerto. Sudo un casino, salto, mi viene un mezzo infarto, non dovrei ma bevo ancora. Il palco esplode, la pista pure.
Prendo la mia amica per il braccio, la porto dietro la consolle. Qualcuno si lancia sulla folla in adorazione. Non c’è una singola persona – a parte me e la mia amica – che non conosca ogni singola parola che viene cantata. Non ho mai visto l’Apollo così. La pelliccia è da buttare, i capelli da strizzare. Ho provato a chiamare la mia amica, ha il telefono spento da giorni; mentre io mi sono svegliata con un livido sul ginocchio. Non cambierò mai.
Scritto da Lady D.