La prima volta che ho visto Generic Animal dal vivo è stata due anni fa, in occasione di un suo secret show in un piccolo live club del Pigneto. Era uscito da un paio di mesi il suo esordio omonimo, quello con i testi scritti da Jacopo Lietti dei Fine Before You Came. Nel pubblico – una sessantina di persone – c’erano anche Ketama126 e Pretty Solero; in chiusura, una cover di “Cute Without the ‘E’ (Cut from the Team)” dei Taking Back Sunday, band emo pop dei primi Duemila di cui oggi nessuno ammetterebbe di avere un disco a casa (io sì).
In quella serata, col senno di poi, c’erano un po’ tutti gli elementi che stavano già caratterizzando la giovane carriera da solista di Luca Galizia, classe 1995 dalla provincia di Varese. Da un lato le origini emo e hardcore, sempre ben presenti nelle sue linee vocali e testimoniate dal suo precedente e valido progetto Leute. Dall’altro i primi flirt con il mondo della trap, ben tangibili già sul secondo disco “Emoranger” – quello in cui ha cominciato a scriversi i testi da solo – e poi ulteriormente acclaratisi con la presenza come chitarrista nell’ultimo tour estivo di Rkomi.
In molti casi il terzo album è quello della (potenziale) consacrazione, ed è probabile che anche per “Presto” sarà così. Le collaborazioni con Franco126, Massimo Pericolo e Joan Thiele gli apriranno un nuovo mondo di ascoltatori – a suo modo, anche il “pop” è parte dell’estetica di Generic Animal, ma “storto e senza ritornelli” – mentre, per chi lo conosce già da tempo, il disco non suonerà troppo come una sorpresa – ad eccezione dei live, in cui sarà per la prima volta con una band – se non per gli elementi trap in ulteriore evidenza. In fondo, però, l’attitudine di Generic Animal sembra rimanere in parte la stessa: quella di un ragazzo che nella sua stanza prende in mano la chitarra e ti apre le porte del suo cuore straniato.
Scritto da Livio Ghilardi