L’ancora scottante attualità del COVID-19 – ai più Coronavirus – è stata il prologo perfetto per l’edizione 2020 del Festival delle Scienze dell’Auditorium, realizzato in partnership con National Geographic. Il tema scelto per quest’anno è “Ottimismo e scienza” e mai come negli ultimi 60 giorni queste sono state due delle parole d’ordine, alle quali ci si è appellati per contrastarne altre: paura e panico.
Paura di essere contagiati, di rimetterci la pelle, paura di finire in quarantena, paura di rimanere senza cibo, paura anche solo di mettere il naso fuori di casa: panico. E quando il panico entra in scena allora le cose cominciano ad andare completamente a rotoli, perché il panico blocca e annienta l’economia. Dopodiché, nessuno sa prevedere cosa può succedere.
E che dire delle tante altre crisi che stanno attraversando il Pianeta? Dall’emergenza plastica e rifiuti a quella climatica, con le drammatiche immagini dell’Artico sopra i 20 gradi che assomiglia a un pratone da scampagnata pasquale; dai cataclismi sempre più frequenti alle risorse energetiche in esaurimento. La scienza e la ricerca possono di certo aiutare a risolvere i problemi e sono tra le poche istanze che ci permettono di pensare a un futuro in cui valga la pena vivere. Ma la scienza da sola non potrà fare nulla se non decideremo una volta per tutte di smettere di creare casini in nome del potere e del profitto. Cosa che, al momento, miseramente, fa ancora più paura che non il pensiero di essere sull’orlo dell’estinzione.
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Scritto da Nicola Gerundino