Il teatro dell’arte della Triennale porta spesso in scena opere sperimentali e complesse, o sperimentali e più leggere. Sono autori e attori che qui mettono in atto cose mai banali, molto fighe da vedere. Dopo il duo – per amatori – Wilson/Baryshnikov, una nuova sperimentazione più ad ampio raggio avviene attraverso una trilogia profonda creata da OHT (Office for a Human Theatre) un gruppo teatrale nato nel 2008 con nette affinità col mondo dell’arte: hanno infatti collaborato con super realtà come il Madre di Napoli, il MAXXI di Roma, Il MART di Rovereto o la Whitechapel di Londra. La regia è di Filippo Andreatta. Tra le 3 opere figura anche un inedito (Debolezze), che debutta in Triennale.
Squares do not (normally) appear in nature: «un no-man-show ispirato da Josef Albers, il concetto d’astratto e gli unicorni». / Autoritratto con due amici: «uno spettacolo sulla riluttanza ad ammettere il proprio fallimento». / Debolezze: «uno spettacolo sulla perfezione come qualcosa che non ha la possibilità di migliorare».
Arte visiva, nessun attore in scena, colori e forme per il primo;
una bella relazione tra artista e curatore, totalmente nerd e focalizzati entrambi sul proprio fallimento/ricerca della perfezione, negli altri due spettacoli.
Ben pensati e colti, da vedere per supportarci e imparanoiarci di meno, o almeno farlo con ironia.
Scritto da Rossella Farinotti