Quella volta Giove aveva deciso che la misura era colma, che le cose nell’universo non andavano bene e la retta via si era persa. Doveva fare qualcosa, e così decise di chiamare a raccolta le tante bestie che popolavano il cielo – le costellazioni, alle quali nell’antichità veniva dato il nome degli animali di cui ricordavano la forma – per comunicare la sua decisione: sarebbero state cacciate via e al loro posto nella volta celeste avrebbero prosperato le virtù: Verità, Prudenza, Sofia, Legge e Giudizio.
Questo si racconta nei tre dialoghi allegorici dello “Spaccio de la bestia trionfante” di Giordano Bruno e da questo testo Emiliano Maggi ha preso le mosse per la sua nove personale all’Operativa. Ora, se chiedete a Emiliano Maggi cosa ci può fare con le virtù, state certi che vi risponderà “poco e niente”. Molto meglio evocare la notte tingendo le pareti della galleria di nero, adornarle con opere caprine in ceramica e convocare un adunata delle bestie reiette per farle trionfare su tela.
Scritto da Nicola Gerundino