Qui è tutto bello, è tutto verde diceva Nada proprio all’inizio della sua “passeggiata”, una delle storiche canzoni di inizio anni settanta. Riguardando le immagini dell’installazione di Linda Carrara da The Open Box e ripensando al momento di fruizione in quello spazio, trasformato come una porzione di paesaggio distaccato e ripreso in città, quel verde ritorna alla mente. È naturalmente un colore direttamente proporzionale al pensiero rivolto alla natura e al gironzolare dell’artista nei paesaggi del suo territorio d’origine, ai margini dell’Adda. Ma, analizzando il dipinto in mostra, si tratta di un verde più cupo e velato dalla nebbia tipica di quei luoghi durante l’inverno. Un colore declinato in tante varianti dalle tonalità diverse: dai verdoni densi, alleggeriti da pennellate decise e movimentate, ai verdi più chiari, risaltati da una grande attenzione per la luce. Questo elemento è rigoroso e presente nelle opere della Carrara che utilizza i suoi raggi per coprire e risaltare i dettagli del dipinto in un insieme. L’artista obbliga così il fruitore a concentrarsi sui singoli elementi, quasi mimetizzati, dallo stagno d’acqua centrale fino alle siepi che delimitano lo spazio ai lati come in un percorso visivo che, per guardare l’opera e percepirla interamente, appare sviluppato in tappe. Nello spazio di The Open Box l’artista ha giocato con pochi elementi per creare lo stesso ostacolo allo sguardo. Attraverso un ambiente minimale, ma immersivo e molto intimo, Carrara crea una mostra con solo due opere: una grande pittura e due travi in legno a toccare il soffitto.

Questi “tronchi”, come li descrive Martina Lolli nel testo in mostra, sono testimoni di una “fioritura” restituita dall’intervento dell’artista che, da elementi in legno grezzo, li trasforma in strutture decorative dai dettagli che richiamano le venature del marmo, tipiche della pittura di Linda. Da travi naturali si mutano in “artificio”, mostrandosi al pubblico da un lato grezze per poi, una volta varcata la soglia, dimostrarsi opere dipinte. Bisogna infatti superare questi due elementi anche per visionare la grande tela nel suo insieme, dopo averla sbirciata dalle diverse prospettive esterne. La pittrice ha messo in mostra la sua “prima passeggiata” dopo il periodo di chiusura dell’anno passato, riprendendo estetiche e melanconie di un momento prezioso, ma conquistato con fatica. Ostacoli, libertà di sguardo e natura tracciano il percorso diretto al paesaggio dove, forse, l’artista ha voluto indicare quella sensazione di clausura e costrizione dei tanti giorni passati in casa, dove fare una passeggiata era un’azione salvifica e riflessiva.