Il lavoro di Oliviero Fiorenzi è di quelli che invitano a perdersi nei dintorni. Ciò che muove le opere qui a meno a che fare con l’intenzione che con la pulsione, con l’idea di un “trasporto” che in un modo o nell’altro finisce a sfilacciare un “sé” in ciò che attornia. Mare e onde, nuvole, e cieli, venti e colline. Otto Cieli è un cielo per ogni emozione, otto aquiloni che spaziano i cieli per farne mappe, per inventare paesaggi umorali e rintracciare allora una qualche corrispondenza, un’idea di appropriatezza. Ci si inventa un paesaggio, dicevamo, e lo si fa soltanto quando si riesce a operare una specie di salto, quando l’interazione con l’ambiente diventa comunicazione: si parla-cielo, si parla-vento, così che l’aquilone con cui si vola sia l’alfabeto, la struttura di segni che concede di dare un nome alle cose tutte.
Da The Address Gallery e con un testo di Piergiorgio Caserini, Oliviero Fiorenzi con la sua mostra personale presenta otto aquiloni, e quindi otto cieli per otto emozioni. Per diventare possibilmente tutto pur mantenendo un nome proprio.
Scritto da La Redazione