Nata a Bari, ma di base a Londra ormai da tempo, Valentina Magaletti è fra i batteristi e batteriste che amo maggiormente vedere dal vivo. Anche ascoltare, è chiaro, ma vederla, con i suoi movimenti, spesso minimali, mi ha sempre affascinato. Un po’ come vedere il grande Chris Cutler muoversi dietro il suo strumento, o Andrea Belfi, un altro dei tanti musicisti che hanno lasciato il bel paese, lui con destinazione Berlino.

Batterista dai mille progetti, Valentina l’abbiamo vista percuotere pelli e piatti per The Oscillation e Tomaga, sempre a fianco del compianto Tom Relleen, scomparso meno di due anni fa poco più che quarantenne, o immersa nell’elettronica scura dei Raime, più tardi loro compagna anche in studio nella loro esperienza parallela come Moin, senza dimenticare i Vanishing Twin, da poco apparsi come per magia in quel di Garbatella, quartiere negli ultimi anni ben poco frequentato da concerti.

Quello di oggi, nella magica atmosfera trasteverina dell’Alcazar Live, nell’ambito della rassegna Digitalive del Romaeuropa Festival, è invece l’incontro con l’aspetto più intimista della Magaletti, un concerto in solo, con largo spazio lasciato all’improvvisazione, in cui verrà riproposto “A Queer Anthology of Drums”, lavoro uscito inizialmente in digitale per l’etichetta Takuroku del Cafe Oto, ora rimasterizzato e riproposto in vinile dalla cinese bié Records, con l’aggiunta di una traccia inedita. Da non mancare assolutamente.