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sabato 24 febbraio 2024
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La prima volta che incrociai Álex de la Iglesia sul mio cammino avevo una dozzina d’anni e nessuno degli strumenti necessari a sopravvivere all’impatto – che per fortuna non arrivò. Fu solo uno sfiorarsi: il mio compagno delle medie D. aveva accesso casalingo a una vasta videoteca di a) film porno a basso costo e b) film splatter a basso costo, e ci fu un periodo nel quale entrava in classe ogni santa mattina urlando “ACCIÒN MUTANDE!” (era lo stesso che chiamava quella canzone dei Beatles “Lady Bee”, non era precisissimo con le lingue). Non ho mai capito come fosse riuscito a mettere le mani su quel magnifico malloppo e, in particolare, su quella che anni dopo scoprirò essere una violentissima satira distopica, spinta per qualche motivo da Pedro Almodóvar in persona e accompagnata da un appiccicosissimo pezzo rap metal cantabile all’infinito. Ma tanto D. quei film non me li fece mai vedere, perché sosteneva che non fossi pronto. Per cui, quando avevo una dozzina d’anni, tutto quello che conoscevo dell’autore spagnolo erano le foto sul retro della VHS, e questo dannato ritornello:

 

La seconda volta che Álex de la Iglesia mi attraversò la strada avevo vent’anni, frequentavo ancora l’università e, essendo povero in canna e quindi impossibilitato a compiere quel gesto spericolato noto come Uscire Di Casa, passavo le serate a casa dell’amico A., che aveva saggiamente mollato gli studi per trovarsi un lavoro e farsi una vita. Una sera l’amico S., coinquilino dell’amico A., con il quale condivideva un open space tipo quello di Aldo in Chiedimi se sono felice ma più piccolo, entrò in casa canticchiando “ACCIÓN MUTANTE! ACCIÓN MUTANTE!” provocandomi una madeleine fortissima. Venne fuori che S. possedeva un Grosso Raccoglitore, e nel Grosso Raccoglitore sedevano Tanti DVD Masterizzati pieni di una cascata di film bellissimi che passammo i mesi successivi a consumare. Tra questi c’era anche la pagina con “quel pazzo spagnolo”: c’era Acción Mutante, appunto, che visto finalmente per la prima volta mi fece all’istante pensare a un altro circa-horror grottesco di matrice europea che avevo scoperto da poco, il francese Delicatessen, i cui effetti speciali vennero non a caso fatti dalle stesse persone che poi de la Iglesia volle per il suo primo lungometraggio. Ma dentro ci trovai anche El día de la Bestia, storia di un metallaro e di un prete che devono impedire la nascita dell’Anticristo a Madrid – meno sangue del precedente, più Satana, stessa follia, in uno scambio tutto sommato equo. E il delizioso Perdita Durango, finito nel mucchio pur non essendo un horror e già avviato lungo una strada di autorialità che esploderà davvero solo anni dopo. E cioè più o meno quando incontrai Álex de la Iglesia per la terza volta nella mia vita: era il 2010, io avevo appena messo piede nella prima redazione di una rivista di cinema e, da stagista, mi venivano affidati compiti semplici, come la scrittura di una breve scheda di presentazione di un film dall’inquietante (per me almeno) titolo di Ballata dell’odio e dell’amore. Molto meglio l’originale, Balada triste de trompeta, che mi spinse ad approfondire e a scoprire che il regista era quello stesso tizio che da 15 anni mi perseguitava con quell’urlo di battaglia,: “ACCIÓN MUTANTE!” e quel modo perverso, bizzarro e sempre divertito di guardare al cinema, a come si raccontano le storie per immagini e anche a quali storie si sceglie di raccontare. 

Da allora non l’ho più mollato, Álex de la Iglesia. Ho seguito con affetto la parabola di un autore che ha cominciato girando un film dove un gruppo di terroristi disabili si ribellano con la distopia abilista nella quale sono costretti a vivere e che nel 2014 ha diretto un documentario su Lionel Messi – appena un anno dopo, peraltro, aver fatto incetta di premi ai Goya, gli Oscar spagnoli, con un horror tra lo stregonesco e il farsesco intitolato Le streghe son tornate (Las Brujas de Zugarramurdi). Che appena due anni fa ci ha proposto una irricevibile commedia romantica on the road, che ha voluto a tutti i costi girare il remake di un film di Paolo Genovese con Giuseppe Battiston  Anna Foglietta Marco Giallini Edoardo Leo (Perfetti sconosciuti, o Perfectos desconocidos). “Quel pazzo spagnolo” diceva S. Se non vi fa schifo il sangue, se non vi turba il cattivo gusto, se non vi spaventa Satana, se l’educazione ormai estrema del cinema mainstream tra supereroi e superspie di Scientology vi infastidisce ogni giorno di più, fate come me: fate la conoscenza di Álex de la Iglesia. Qualcosa lo amerete, qualcosa lo detesterete, ma non c’è nulla che vi lascerà nell’indifferenza.

MASTERCLASS CON ÁLEX DE LA IGLESIA

Il 24 febbraio alle ore 20.30, in occasione del capitolo di #soggettiva dedicato a Álex de la Iglesia, si tiene una imperdibile masterclass con lui. Insieme ci sarà la produttrice e attrice Caroline Bang, e sarà moderata da Manlio Gomarasca e Paolo Moretti. L’incontro è gratuito, vi basterà registrarvi a questo LINK (la proiezione di Azione mutante che lo precede è a pagamento ma, se lo avete già visto o preferite ascoltare solo la masterclass, nessun problema! Registratevi qui e alle 20.30 vi faranno entrare).

 

Scritto da Gabriele Ferrari